Iris
Opera in Tre Atti
Musica di Pietro Mascagni
Libretto di Luigi Illica
Prima rappresentazione: 7 ottobre 1898, Teatro Costanzi, Roma.
Personaggi
Il cieco (basso)
Iris (soprano)
Osaka (Jor) (tenore)
Kyoto (baritono)
Una geisha (soprano)
Un merciaiolo (tenore)
Un cenciaiolo (tenore)
Musmè, merciaioli, suonatori ambulanti, saltimbanchi, samurai, borghesi, cenciaioli
Libretto – Iris
Atto Primo
Addio cielo fatto di onde piene di raggi di luna e di misteri!
La Notte abbandona il cielo ; il suo lavoro vivificatore è finito ; uomini e cose hanno riposato e sognato ; essa cede il governo della vita al Giorno.
Come in un gran velario di nebbie, tutto inonda una tinta diafana e indecisa ; è la incertezza del primo raggio, ma gradatamente poi, ecco, i primi albori che si diffondono rispecchiandosi in scintille adamantine entro a le rugiade sui fiori, sulle erbe ! Nel piccolo giardino di Iris, i fiori, come curiosi bimbi, levano i visi dalle chiomate corolle e guardano ad oriente. La casetta di Iris è ancora chiusa dentro alle sue stuoie colorate e ai suoi battenti di quercia.
Il villaggio, dietro quella grigia macchia di alti, pallidi bambou, eleva ancora indecisi nella penombra i suoi bizzarri tetti ; e il ruscello che lo divide dalla piccola casa di Iris mormora la sua cadenza senza scopo, mesta o gaia secondo che la luce, che scende e vi penetra, effonde nelle sue acque il riso o la lagrima de cielo.
E l’aria si riempie di fulgori !
E l’aria passa tra rami e fronde, tra fiori ed erbe, tra piante e case, e palpita !
O Luce, anima del Mondo !
Leggiere brume erranti fuggono ai venti ; e al di là, lontano, lontano, nelle immensità profonde dell’azzurro, immobili come un gran mare calmo, già balenano rapidi splendori, echi di luce, vibrazioni misteriose d’altri infiniti mondi esultanti alla vita ! Or discendono i raggi ; pallidi prima, poi rosei, caldi, vivi… è il Giorno ! L’aurora trionfa, le cose si disegnano rapide !
Ecco la scena : La allegra casetta di Iris ; il suo giardino colla piccola siepe di biancospine in fiore ; nettamente ora spiccano i pallidi e sottili bambou nel risalto del villaggio ; il ruscello canta gaio ed azzurro il ritornello che gli viene dalla canzone serena ed azzurra del cielo ; e laggiù, là, nell’estremo fondo, il Fousiyama, alto come la brama degli umani anelanti alla gran pace del silenzio !
Il Fousiyama !
Ultimo appare egli, fantastica visione ; ma sull’alta sua cervice, immacolata per eternità di neve, reca esso pel primo, alla vallea dove vive Iris, il riflesso del primo raggio del Sole.
LA NOTTE
I PRIMI ALBORI
I FIORI
L’AURORA
IL SOLE (coro invisibile)
Son Io ! Son Io la Vita !
Son la Beltà infinita,
La Luce ed il Calor.
Amate, o Cose ! dico :
Sono il Dio novo e antico,
Son l’Amor !
Amate !
Per me gli augeli han canti,
I fior profumi e incanti,
Profumi i fior,
L’albe il color di rose,
E palpiti le cose.
Per me han profumi
E incanti i fior.
IL SOLE APPARE
Dei Mondi Io la Cagione ;
Dei Cieli Io la Ragione !
Uguale Io scendo ai Re,
Sì come a te, mousmè ! ecc.
Pietà è l’essenza mia,
Eterna Poesia, Amor !
IL GIORNO SPUNTA
Calore, Luce, Amor ! Amor !
Iris (sul limitare della casa)
Ho fatto un triste sogno pauroso,
Un sogno tutto pieno di draghi, mostri,
Volanti chimere
E di striscianti cólubri.
(Scende lentamente nel piccolo giardino.)
S’era malata la mia amica bambola,
Ond’io, tutta piangente,
L’avea posta in giardino a riposare
Entro un cespo di rose.
Intorno a lei tacea
Tutto il giardino ;
Non più canti di gigli,
Canzoni di gardenie e porporine
Nè voli di libellule ;
Avevo detto ai fior :
“Tacete, o fiori !
Malata è la mia bambola !”
Quand’ecco in ciel
Vol di bianche cicogne
Fuggire spaventate ! Guardo !
Pieno è il giardin di mostri orribili
Che la mia bimba insidiano !
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