Parisina
Opera in quattro atti
Musica di Pietro Mascagni
Libretto di Gabriele d’Annunzio
Prima rappresentazione: 15 dicembre 1913, Teatro alla Scala, Milano.
Fonti letterarie: dal poema omonimo di George Gordon Byron.
Personaggi | |
Parisina Malatesta | soprano |
Ugo d’Este | tenore |
Stella dell’Assassino | mezzosoprano |
Nicolò d’Este | baritono |
Aldobrandino de’ Rangoni | basso |
La Verde | mezzosoprano |
Libretto – Parisina
ATTO PRIMO
La Villa Estense nell’Isola del Po
Per le sovrapposte logge del palagio
appariscono le fanti e i garzoni
ai telai, alle opere dell’ago,
alle opere dei profumi, ai giuochi, ai concerti,
aggruppati e atteggiati come saran più tardi
sotto il reggimento di Borso dei freschi di Schifanoia.
Ciascuna piccola compagnia ha la sua foggia,
il suo officio, la sua voce corale;
e tutte per entro l’architettura aerea vivono
quasi sciami in uno smisurato alveare.
Nel barco estense – che si spande con i suoi vivai,
con i suoi serbatoi, con le sue peschiere
sino ai margini dell’isola –
Ugo d’este, il figlio del Marchese
Nicolò III e di Stella de’ Tolomei,
si esercita al tiro della balestra
insieme con uno stuolo di nobili suoi coetanei.
Sovente egli sbaglia il segno e s’adira.
La Verde, una delle soprastanti, nella loggia
intona i cori con un suo strambotto lamentoso.
Ciascuna compagnia risponde a contrasto,
con forza crescente, sì che di risposta in risposta
la tenzone delle voci inasprendosi nell’urto
della rima iterata assume una veemenza selvaggia.
LA VERDE
Ohimè grido il mattino, oimè la sera,
oimè la notte, oimè da mezzo giorno,
oimè di verno, oimè di primavera,
oimè quando la state fa ritorno,
oimè se il cor si strugge, oimè se spera,
oimè s’io poso, oimè se vado a torno,
oimè se dormo, oimè da tutte l’ore,
oimè pena, oimè doglia, oimè ‘l mio core!
LA PRIMA COMPAGNIA
Gridate tutti, amanti, al foco al foco
al foco che mi strugge per amore,
correte tutti insieme al loco al loco
al loco dove brucia lo mio core.
LA SECONDA COMPAGNIA
La rocca ben fondata spacca spacca
con le bombarde se prendere la vuoi;
il leone adirato stracca stracca
ché in altro modo vincer non lo puoi.
LA TERZA COMPAGNIA
Amor grida al mio spirto: fora fora
fora da questo corpo, spazza spazza!
Amor grida più forte: mora mora!
Grida il crudel tiranno: ammazza ammazza!
LA QUARTA COMPAGNIA
Carne carne, ch’io sono a tradimento
d’amor ferito, correte correte!
Alla morte alla morte, ch’io son spento!
Arme arme, soccorrete soccorrete!
TUTTO IL CORO
La morte grida e dice: Viene viene!
A sacco a sacco, vendetta vendetta!
Rispondo e dico: Or ecco le mie vene.
Grida ella: Falce falce! Aspetta aspetta!
Ugo d’Este anco una volta sbaglia il segno.
Impazientito, getta a terra la balestra.
Aspro, rimbrotta gli uguali.
Di parola in parola
la sua concitaziaone sale sino al furore.
UGO D’ESTE
Per Madonna Ferrara,
ogni colpo mi falla!
Non tien la mira la balestra. Alcuno
di voi, ah certo, m’ha falsato l’arme
per tristizia. Io lo so.
I COMPAGNI
per tristizia. Io lo so. – Che dici mai?
Be’, togli questa!
Be’, togli questa! – Questa
che fu provata da Maestro Fiore
il Friolano.
– Prendi la mia. Ripròvati con questa.
– Se alcuno ti falsò arco o teniere
o corda, eleggi quale ti sia meglio
e riprova.
e riprova. – Non arco, non teniere,
non corda, ma sì l’occhio a mira certa
e le gomita ferme
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