Fra Gherardo
Dramma in tre atti
Musica e libretto di Ildebrando Pizzetti
Fonti letterarie: Cronache di Salimbene da Parma
Prima rappresentazione: 16 maggio 1928, Teatro alla Scala di Milano
Personaggi:
- Gherardo (tenore)
- Mariola (soprano)
- Frate Guido Putagio (baritono)
- Frate Simone (tenore)
- Un fraticello giovinetto (tenore)
- Il podestà (baritono)
- Il vescovo (baritono)
- L’assessore del podestà (baritono)
- Un gentiluomo (baritono)
- Una donna bionda (soprano)
- Il notaro (tenore)
- Il guercio (baritono)
- Il cieco (basso)
- Una vecchia (mezzosoprano)
- Un soldato (baritono)
- Un altro soldato (basso)
- Un uomo (baritono)
- Una donna (soprano)
- Una madre (mezzosoprano)
- Un vecchio (baritono)
- Un incredulo (tenore)
- Il Rosso (baritono)
- Un giovane (mezzosoprano)
- Una guardia (mezzosoprano)
- Un ragazzo (contralto)
- La voce di un ragazzo (contralto)
- Una voce rabbiosa (mezzosoprano)
- Una voce di donna (soprano)
- Un’altra voce di donna (soprano)
- Membri del consiglio, soldati, guardie, mendicanti, popolo
Libretto – Fra Gherardo
ATTO PRIMO
A Parma nel 1260
Il cortile della casa di Gherardo.
A sinistra la facciata della casa, una casa di pietra bigia, a un solo piano oltre quello terreno. Sopra la porta, chiusa, alla quale si accede per due scalini, v’è una tettoia di legno sostenuta da travicelli infissi nel muro. Le finestre sono tre, una a lato della porta, a sinistra, le altre due che danno luce alle stanze superiori.
In fondo, che fa angolo col muro maestro della casa, e che piega poi e si stende sul lato destro, un muro di cinta dell’altezza di circa quattro braccia. E nel muro di fondo, fra due pilastri sormontati da un rozzo architrave, è il portone, a due battenti, che dà sulla strada, strada sterrata, più di campagna che di città. Addossato al muro di destra un vecchio fico frondoso. Sopravanzano il muro rami d’alberi fra i quali si scorgono le altane di case vicine e il campanile di una chiesa più lontana. Quasi nel mezzo del cortile, ma più verso sinistra, un pozzo con la sua vera di pietra.
Sulla fine di maggio, verso l’Ave Maria.
Un gruppo di mendicanti malandati e cenciosi è nel cortile: stretti gli uni agli altri, ché l’ombra è poca e il sole ancora brucia.
UNA VECCHIA
Salve Regina, Mafer misericordiae,
vifa, dulcedo, spes nostra, salve. . .
IL GUERCIO
Smettila, tu, di biascicar preghiere.
Non ti secca la lingua questo sole,
che brucia come a mezzo agosto?
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