L’oracolo in Messenia

Dramma musicale in tre atti
RV 726

Musica: Antonio Vivaldi
Libretto: Apostolo Zeno
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro Sant’Angelo, 30 dicembre 1737

Ruoli:

  • Polifonte, tiranno di Messenia (basso)
  • Merope, regina di Messenia, vedova di Cresfonte (contralto)
  • Epitide, figliuolo di Merope creduto Cleone straniero (soprano travestito)
  • Argia, principessa d’Etolia (soprano)
  • Trasimede, capo del Consiglio di Messenia (soprano castrato)
  • Anassandro, confidente di Polifonte (contralto travestito)
  • Licisco, ambasciatore d’Etolia (soprano castrato)

La musica è perduta

Libretto – L’oracolo in Messenia

Argomento

Volendo Aristotile nel 15. capo della sua Poetica dare un’esempio della più perfetta riconoscenza nelle azioni Tragiche, la quale avviene, allorché le persone non conoscono l’atrocità dell’azione son per commettere, se non dopo averla commessa, e dopo il pericolo, in cui sono state di commetterla, ne reca l’esempio di Euripide; il quale nella sua Tragedia intitolata Cresfonte fa, che Merope riconosca il figliuolo nel momento medesimo; in cui ella sta p«r ucciderlo. Siccome quella Tragedia d’Euripide non ci è stata conservata dal tempo; così egli è difficile è l’indovinare l’artifizio, con cui egli avesse condotta la favola, e’l sapere tutto l’argomento su cui l’avesse distesa.

Quanto all’artifizio, se ne ha un piccolo barlume in Plutarco: il quale nel suo Trattato dell’Uso de’ cibi riferisce, che Merope nell’atto di svenare il figliuolo non conosciuto da lei se non come assassìno del suo fgliuolo medesimo, vien trattenuta opportunamente dall’arrivo di un vecchio, da cui le vien fatto conoscere, che quegli era il suo proprio figliuolo. Quanto poi all’argomento, io ho creduto di averne trovate tutte le possbili circostanze non meno appresso Pausania nel lib. 4, che appresso Apollodoro nel lib. 2, della sua Biblioteca. Ed ecco in ristretto quel tanto che ho giudicato più acconcio alla condotta del mio disegno.

Cresfonte, uno della famosa prosapia degli Eraclidi; cioè a dire de’ discendenti da Ercole, fu Re di Messenia, e marito di Merope figliuola di Cipselo Re di Arcadia. Per suggestione di Polifonte, che pur era degli Eraclidi, egli proditoriamente fu ucciso da Anassandro servo confidente della Regina insieme con due teneri figliuolini, che presso di lui si trovavano. Epito, che da me nel Dramma vien nominato anche Epitide, suo terzo figliuolo, non soggiacque all’istessa disavventura, perchè all’ora in età ancor tenera trovavasi ostaggio appresso Tideo Re di Etolia. Morto Cresfonte, non si potè venir in chiaro dell’autore di tal misfatto, perchè Anassandro fu tenuto occulto gelosamente da Polifonte. Il sospetto cadè sopra la Regina, per essere stato l’uccisore suo confidente e suo servo; e questa voce fu avvalorata con arte anche da Polifonte. Ciò la escluse dalla reggenza, e Polifonte fu dichiarato Re con obbligo di dover render lo scettro ad Epitide, ogni qual volta questi capitasse in Messenia, e fosse in età di governar da se stesso. Il tiranno in tal mentre invaghitosi di Merope procurò di averla in Moglie; ma questa chiese diec’anni di tempo, sperando, che in tal mentre si scoprisse il vero autore del commesso misfatto, o che il figliuolo già fatto adulto venisse a prendere il posseso nella sua eredità, e del suo Regno.

In tale stato di cose passarono i dieci anni. Il Re Tideo guardò in Etolia Epitide con tal diligenza, che quantunque Polifonte tentasse più d’una volta, per mezzo di Anassandro spedito occultamente in Etolia , di farlo perire, non potè mai venire a capo. Simulando di voler restitiire il Regno al suo vero erede, più volte fè ricercare Tideo, che dovesse mandare alla Messenia il suo Principe, ma non potendone meno con quest’arte trarre quel Re nell’insidie gli fece violentemente rapire Argia sua figliuola amata e promessa ad Epitide, a fine di obbligarlo in tal guisa a dargli in mano quel Principe; e ciò fu cagione, che il Re di Etolia gli mandasse per suo Ambasciadore Licisco amico di Epitide, e che Epitide entrasse non conosciuto in Messenia, per intendere, se Polifonte, o Merope fosse colpevole della morte del padre, e de’ Fratelli. Vi giunse appunto in tempo, che la Messenia era gravemente molestata da un mostruoso cinghiale. Spirava inoltre quel giorno prefisso da Merope per far le sue nozze con Polifonte.

Il rimanente s’intende dal Dramma, il cui vero fine si è, che Epitide raquistò la corona. Merope fu conosciuta innocente, e Polifonte per aver ciecamente, e per divino giudizio commessa altrui la morte di Anassandro, quando egli stetto dovea farla eseguire alla sua presenza, perdè la corona, e la vita.

Per maggiore intelligenza si dovrà avvertire, che Messene era la capitale del Regno posta alle falde di un monte sopra la cui sommità era la fortezza d’Itome, e che non lontano da essa corre il fiume Pamiso.

La devastazione fatta dal cinghiale del Regno non dee parere inverisimile, sapendosì; che tal fu quello ucciso da Ercole, e l’altro pure ucciso da Meleagro; e che il Cavalier Guarini ne ha pur’ un’ altro introdotto con poco diverso fine nel suo incomparabile Pastor Fido. Stimerei felice questo mio per altro imperfettissìmo componimento s’egli non patisse altra opposizione, che questa.

Apostolo Zeno

 

ATTO PRIMO

Scena prima

Luogo antico di Messene con Trono. Tempio chiuso in lontananza il quale poi s’apre con la Statua di Ercole coronato di pioppo, ed ara nel mezzo.

Epìtide.

Epitide

Questa è Messene. Il patrio Cielo è questo
Dell’infelice Epitide, Cresfonte
Mio illustre Genitor qui diede leggi,
Qui nacqui Re. Questa è mia Reggia; e questi
Famosi abitatori
Questi fertili campi a me son fervi.
O memorie, o Grandezze
Mal ricordate, e mal vantate! errante,
Misero, solo, inerme io vi rivedo,
E di tanti vassalli
Un sol non v’è che Re m’onori; un solo
Che pur mi riconosca; un sol che dia
Almeno un pianto alla miseria mia.
Ma punitor di chi mi tolse il regno
Quivi mi trassi; o Nume
Tu seconda l’ardir del gran disegno.

Scena seonda

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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