Arlecchino
Capriccio teatrale in un atto
Libretto e musica di Ferruccio Busoni
Personaggi
- ARLECCHINO (voce recitante)
- COLOMBINA, sua moglie (mezzosoprano)
- ser MATTEO DEL SARTO, sarto (baritono)
- ANNUNZIATA, sua moglie (ruolo muto)
- COSPICUO, abate (baritono)
- BOMBASTO, dottore (basso)
- LEANDRO, cavaliere amante di Colombina (tenore)
Prima rappresentazione: Zurigo, Stadttheater, 11 maggio 1917.
PROLOGO
PRIMO TEMPO
SECONDO TEMPO
TERZO TEMPO
QUARTO TEMPO
Libretto – Arlecchino
ARLECCHINO
(parlato)
Nè per Dei nè fanciulli e quest’azione,
sol si rivolge al cuore che l’intende;
non ha bisogno d’una spiegazione
però che il meglio vi si sottintende.
I personaggi della tradizione
rivedrete con lor virtù e lor mende
in un vivace progredir di scene
all’antica tagliate e spesso amene.
Un uom tradito di sua sorte ignaro,
rivali in lotta per un bel visino,
un duello cruento ed un somaro
che salva poi baracca e burattino,
parole argute e qualche detto amaro,
l’astuzia e la baldanza d’Arlecchino:
del picciol mondo e qui dipinto il volto.
Voi mi direte se l’ho bene colto.
(Al direttore d’orchestra)
Maestro?…
- Introduzione, Scena e Canzonetta
(A Bergamo: Una strada tortuosa e montuosa nella parte alta della città. Più in fondo la strada si biforca a guisa di un Y. Al punto di biforcazione una piazzola. A sinistra sul davanti la casa di Ser Matteo, un poco più in sù, a destra, una porta con l’insegna d’un’osteria. Il tramonto illumina pittorescamente le finestre degli ultimi piani e i tetti. Davanti alla sua casa Matteo si è accomodato un tavolo trasportabile da lavoro. Sta cucendo un mantello; ha davanti a sè aperta la Divina Commedia, che legge ad alta voce per bene assaporarne i versi. Da una finestra, proprio sopra il suo capo, guardano furtivamente Arlecchino e la giovine e bella moglie di Ser Matteo. Questi legge gravemente, ma a poco a poco si rasserena, si entusiasma, prorompe in esclamazioni. Il suo modo di esprimersi contrasta col suo manifesto entusiasmo per un che di stanco e di querulo)
MATTEO
O versi divini che al cor scendete:
«Questo che mai da me non fia diviso»
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse.»
(s’interrompe)
V’intendo, v’intendo: simboli siete!
Lussuria, lussuria,
tu sei il vero Galeotto!
T’attende dannazione qui!
(picchia col dito sul libro. Alla finestra Arlecchino e la moglie di Matteo si baciano e ridono)
Leggendo questi versi
mi par d’udir
la melodia di un’opera…
Oh mio Mozart!
«La bocca mi baciò tutto tremante»
Dovrebber qui trillare i flauti,
sospirar le viole.
(È in estasi. Il lavoro gli cade di mano)
ARLECCHINO
(alla finestra)
Or come far?
La porta è chiusa
e il sarto tien la chiave.
Annodare è dolce cosa,
liberarsi cosa grave. Mio Dio!
MATTEO
(declama con entusiasmo)
«Questo che mai da me non fia diviso»
la bocca mi baciò tutto tremante.»
ARLECCHINO
(deciso)
Le donne giocano d’astuzia,
ma l’uomo ha la sua spada.
Addio!
MATTEO
Incalzan ora i bassi.
«Galeotto fu il libro»…
(Arlecchino è saltato giù dalla finestra in modo da trovarsi proprio davanti al sarto, al quale chiude il libro esclamando con sfrontatezza)
ARLECCHINO
«Quel giorno più non vi leggemmo avante.»
Basta per oggi, Ser Matteo.
MATTEO
Che c’è?
Donde venite? Cosa cercate?
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