Agrippina

Dramma per musica

Libretto di Vincenzo Grimani
Musica di Georg Friedrich Händel

Prima esecuzione: 26 dicembre 1709, Venezia, Teatro San Giovanni Grisostomo.
Video dell’opera

Interlocutori:

CLAUDIO imperatore basso
AGRIPPINA moglie di Claudio soprano
NERONE figlio di Agrippina soprano
POPEA soprano
OTONE contralto
PALLANTE liberto basso
NARCISO liberto contralto
LESBO servo di Claudio basso
GIUNONE contralto

Argomento
Agrippina nata di Germanico nipote d’Augusto, fu moglie di Domitio Enobardo. Di questi ebbe un figlio chiamato Domitio Nerone. Passata alle seconde nozze con Claudio imperatore, tutta la di lei premura fu di portare sul trono il suo figlio Nerone, e se bene fosse da un astrologo avvertita, che il di lei figliuolo sarebbe stato imperatore, ma insieme matricida, ella rispose, me quidem occidat dum imperet. Questa donna di grande talento, avida di regnare, e del pari ambiziosa, che potente, tanto s’adoprò col marito Claudio, che l’obbligò a dichiarare cesare il suo Nerone. Ciò le riuscì stante la debolezza dello spirito di Claudio, tutto dedito al lusso, disapplicato, e innamorato, avendo però con tutto ciò la gloria d’avere acquistata a Roma la Bretagna.
Otone fu marito di Popea donna ambiziosa, e vana, e di cui fu anche Nerone amante, che poi ad Otone la tolse, e la sposò.
Con Claudio il credito de’ liberti fu smisurato, e particolarmente di Pallante, e di Narciso, de’ quali anche Agrippina si valse.
Da tali fondamenti istorici s’intreccia con verisimili il presente dramma intitolato l’Agrippina, in cui intendi sanamente le solite frasi poetiche dettate dalla penna senza pregiudizio della religione.

Libretto – Agrippina

Atto primo
[Sinfonia]

Scena prima
Gabinetto d’Agrippina.
Agrippina, Nerone.

Recitativo

AGRIPPINA
Nerone amato figlio; è questi il tempo,
in cui la tua fortuna
prender potrai pe ‘l crine, ed arrestarla.
Oggi propizio fato
la corona de’ cesari ti porge;
svelò a te, ciò che ignoto
è a tutti ancor; prendi, leggi, e vedrai,
e ciò che la mia mente
disponga a tuo favor poscia saprai.

NERONE
(legge il foglio)
«Col duolo al cor, e con il pianto al ciglio
questo foglio t’invio sovrana augusta,
di tempestoso mar, nel gran periglio
rimase assorta l’aquila latina,
e Claudio il tuo consorte
nell’eccidio comun provò la morte.»
Claudio morì! Che sento?

AGRIPPINA
Vuoto è il trono del Lazio, e a riempirlo
per te suda mia mente;
già maturo all’impero
del quinto lustro oggi al confin sei giunto
in questo dì fatal voglio che Roma
cinga il cesareo allor alla tua chioma.

NERONE
Che far degg’io?

AGRIPPINA
Senti;
occulta, quanto sai,
l’alterigia deponi, umil diventa;
va’ tra le turbe, e con modesto ciglio
ognuno accogli, a’ poveri dispensa
l’or, che nascoso tieni,
commisera il lor stato, e s’hai nel core
o senso di vendetta,
o stimolo d’amore,
copri l’un, l’altro cela; e non sia grave
la finzione all’interno;
se vuoi regnar i tuoi desir correggi,
che al desio di regnar cedon le leggi.

NERONE
I tuoi saggi consigli
ogn’ora mi saran madre di scorta.

AGRIPPINA
Vanne, non più tardar, pronto disponi
quanto dettò il mio amore:
un momento perduto
talor di grandi imprese è distruttore.
[N. 1 – Aria]

NERONE
Col saggio tuo consiglio
il trono ascenderò.
Men cesare, che figlio
madre t’adorerò.
Col saggio tuo consiglio
il trono ascenderò.

Scena seconda
Agrippina.

Recitativo
Per così grande impresa
tutto si ponga in opra; io ben m’accorsi
che Narciso, e Pallante,
sia per genio, o interesse, han nella mente
un nascosto desio
di vincer il mio cor; ciò che sprezzai
or con arte s’abbracci.
Olà.
(esce un paggio)
Venga Pallante.
M’assistan arte, e frode in quest’istante.
(si pone a sedere in atto malinconico)

Scena terza
Pallante, Agrippina.

PALLANTE
A’ cenni tuoi sovrani
ecco il fido Pallante.
(Mesta il bel volto asconde,
e pensierosa a me nulla risponde?)
Augusta a’ cenni tuoi
hai prove del mio cor, e tu ben sai
quanto fido egli sia, quanto costante.

AGRIPPINA
Ah Pallante, Pallante.

PALLANTE
E per chi mai
Agrippina sospira?
A toglier le tue pene
vorrei esser bastante.

AGRIPPINA
Ah Pallante, Pallante.

PALLANTE
(Che favellar è quello? Ardir, ardire.)
Il tuo Pallante, io sono,
son quel, ch’alle tue voglie
ha pronto il cor.

AGRIPPINA
Il core?

PALLANTE
Sì, sì il cor, o Agrippina
e con il fido cor, ciò che t’aggrada.

AGRIPPINA
Sì, sì t’intendo sì, col cor la spada.

PALLANTE
La spada, il braccio, e l’alma.

AGRIPPINA
Le tue offerte aggradisco.

PALLANTE
Ah se permesso
fosse mai di parlar.

AGRIPPINA
Parla, discopri.

PALLANTE
Io temo.

AGRIPPINA
Non temer (arte s’adopri).

PALLANTE
È gran tempo ch’io nutro
ardor, che mi divora,
ma il rispetto.

AGRIPPINA
Non più, dicesti assai.

PALLANTE
Io chieggo dell’ardir, bella, condono.

AGRIPPINA
Ti basti ch’io t’intesi, e ti perdono.
Il dir di più riserba ad altro tempo.
Pallante a te fo noto
ciò che ad ogn’altro è ascoso.
È morto Claudio.

PALLANTE
Claudio!

AGRIPPINA
Alle milizie, al popolo s’aspetta
di stabilir del successor la sorte;
tu vanne al Campidoglio,
i parziali aduna,
e allor che farò nota
di cesare la morte,
tosto Nerone acclama;
se il mio figlio è regnante
con Agrippina regnerà Pallante.
[N. 2 – Aria]

PALLANTE
La mia sorte fortunata
dalle stelle oggi mi scende,
se vien oggi da te,
se in te sol bella adorata
la mia stella mi risplende
per gloria di mia fé.
La mia sorte fortunata
dalle stelle oggi mi scende,
se vien oggi da te,
se in te sol bella adorata
la mia stella mi risplende
per gloria di mia fé.

Scena quarta
Agrippina.

Recitativo
Or che Pallante è vinto
si vinca anche Narciso.
Olà.
(esce un paggio)
Narciso chiama.
Ottien chi finger sa quello che brama.

Scena quinta
Narciso, Agrippina.

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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