Amleto
Tragedia lirica.
Libretto di Arrigo Boito.
Musica di Franco Faccio.
Prima esecuzione: 30 maggio 1865, Genova, Teatro Carlo Felice.
Video dell’opera
Personaggi:
AMLETO principe di Danimarca | tenore |
Claudio, RE di Danimarca | baritono |
POLONIO lord ciamberlano | basso |
ORAZIO amico di Amleto | basso |
MARCELLO ufficiale | basso |
LAERTE figlio di Polonio | tenore |
OFELIA figlia di Polonio | soprano |
Geltrude, REGINA di Danimarca, madre di Amleto | mezzosoprano |
Lo SPETTRO | basso |
Un SACERDOTE | basso |
PRIMO BECCHINO | tenore |
ATTRICE | soprano |
ATTORE | tenore |
LUCIANO | basso |
Tre Cantori. Cortigiani, Paggi, Dame, Ufficiali, Soldati, Popolo.
La scena è in Elsinora.
Libretto – Amleto
Atto primo
Parte prima
Gran sala reale nel castello di Elsinora.
Il Re, la Regina, Amleto, Polonio, Laerte, Dame, Cortigiani, Ciamberlani, Ufficiali, Paggi.
Festa d’incoronazione. Il nuovo Re beve a mensa; ad ogni tazza ch’egli vuota scoppiano gli evviva per tutta la reggia. Ofelia entra più tardi e più tardi ancora entrano Orazio e Marcello.
TUTTI
Viva il re!
RE
Di giulivi clamori
sorga un tuon per le splendide sale,
e fra i suoni, le danze, i fulgori,
s’alzi un carme che narri di me.
Né si vuoti una tazza regale
se pria l’orbe il suo plauso non diè!
Alla vostra salute, o signori!
LAERTE E POLONIO
Viva il re!
CORTIGIANI E DAME
Viva il re!
UFFICIALI
Viva il re!
AMLETO
(in disparte)
(Ah si dissolva quest’abietta forma
di duolo e colpe! Si dissolva in nulla.
Deh! Se il reietto suicida non fosse
fulminato da dio!… per me la vita
è dannazione, e la terra un immondo
loto maligno. ~ E qui si danza, e un mese
non è compiuto che morì mio padre!…
Ahi vituperio! E le incestuose membra
con ansia invereconda abbandonava
la sposa del magnanimo defunto
nell’atre braccia di quel drudo! Orrore!
Ti frena o lingua, e non tradir lo sdegno
che mi s’addensa nel core profondo.)
OFELIA E LAERTE
Su beviam negli eletti bicchieri,
fra il gioir delle danze cocenti.
CORTIGIANI
Altra danza da prodi guerrieri
danzerem ove il voglia la fé.
UFFICIALI
Ove il fier Fortebraccio s’attenti
di levar la sua spada su te.
RE
Alla vostra salute, o messeri!
LAERTE E POLONIO
Viva il re!
CORTIGIANI
Viva il re!
UFFICIALI
Viva il re!
Segue una danza.
RE
Caro Amleto, e qual t’ange rancura
che t’arruga la fronte pensosa?
AMLETO
Nulla, o re, sol contrasta l’oscura
veste e il lutto fra tanto splendor.
REGINA
Caro Amleto, men triste e crucciosa
volgi al re la parola del cor.
CORTIGIANI E DAME
Su, danziam! Per le splendide mura
tutto esulta di luce e d’amor.
LAERTE
Leva, o prence, lo sguardo giocondo.
Non t’attristi de’ morti il pensiero.
REGINA
Egli è fato comune che al mondo
ciò che ha vita è dannato a perir.
AMLETO
(amaramente)
Ben parlate, signora, davvero.
CORO
Dunque ognuno s’affretti a gioir.
Poich’è fato comune che al mondo
ciò che ha vita è dannato a perir.
(entra Ofelia e s’avvicina gentilmente ad Amleto)
OFELIA
Principe Amleto! Tutto mesto e nero
fra gli splendori del regal connubio
rassomigli alla larva del mistero.
AMLETO
(cupamente)
O al fantasma del dubbio!
OFELIA
(sempre ad Amleto)
Dubita pur che brillino
degl’astri le carole,
dubita pur che il sole
fulga, e che sulla rorida
zolla germogli il fior;
dubita delle lagrime,
dubita del sorriso,
e dubita degli angeli
che sono in paradiso,
ma credi nell’amor!
RE
(ad Amleto)
È pertinace invero un tal corruccio,
cugino mio; d’un traviato core
e’ mi discopre le tenaci fibre
immansuete. Al cielo offendi, o insano,
cogli eterni sospir; la rassegnata
pazienza è virtù, smetti il cordoglio.
Nello immutabil fato ell’è follia
coll’umana cervice dar di cozzo.
Ed or ch’esulta Danimarca intera
non venga il duolo a contristarci: ai morti
tributiamo un pensier di ricordanza,
pur misto al gaudio di procaci pose
e di bicchieri spumeggianti; il riso
stia del labbro signore, e nel profondo
petto s’accolga la pietà del pianto.
Così, messeri; e un pio brindisi or sciolgo
per darvi il retto esempio.
CORTIGIANI
E noi ti udiamo.
RE
(con un nappo in mano)
Requie ai defunti. ~ E colmisi
d’almo liquor la tazza.
Oriam per essi. ~ E il calice
trabocchi sull’altar.
Tal che fra i suoni e i cantici
dell’ora ardente e pazza,
scenda rugiada e balsamo
sui morti il pio libar.
Libiam! La lagrima
sul ciglio spunti.
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