Arcifanfano re dei matti

Dramma comico per musica.

Libretto di Carlo Goldoni.
Musica di Baldassarre Galuppi.

Prima esecuzione: carnevale 1750, Venezia, Teatro San Moisè.

Personaggi:

ARCIFANFANO re dei matti basso
SORDIDONE pazzo avaro tenore
Madama GLORIOSA pazza superba soprano
Madama SEMPLICINA pazza ritrosa soprano
Madama GARBATA pazza allegra soprano
FURIBONDO pazzo collerico basso
MALGOVERNO pazzo prodigo soprano

Libretto – Arcifanfano re dei matti

Atto primo

Scena prima
Campagna deliziosa con collina amena in prospetto, adornata di vari alberetti; e da un lato veduta della città, con porta che introduce nella medesima.
Arcifanfano sotto un trono capriccioso. Due Pazzi, suoi ministri, al tavolino scrivendo; ed altri Pazzi serventi.
Tutti gli altri sei Pazzi, uomini e donne, stanno sedendo, sparsi per la collina sotto gli alberetti; e due Pazzi stanno a’ piedi della collina, ascoltando quello che loro dicono.
Li sei Pazzi cantano come segue:
Vogliamo l’Arcifanfano
signor della città.
Veniam per esser sudditi
noi pur di sua maestà.

GLORIOSA E FURIBONDO
Andate, andate subito,
e poi tornate qua.

TUTTI
Vogliamo l’Arcifanfano
signor della città.
I due Pazzi partono dalla collina, e vengono al trono dell’Arcifanfano; s’inchinano, e gli parlano piano.

ARCIFANFANO
Dunque sono sei pazzi
che voglion diventar sudditi nostri?
Vengano pur, ma acciò scoprir io possa
come l’intenda la lor mente stolta,
fateli a me venire uno alla volta.
(i due servi s’avviano verso la collina)
E voi, pazzi ministri,
che i nomi registrate
dei sudditi del mio famoso impero,
provvedetevi pur di carta assai,
perché crescono i pazzi più che mai.
Li sei Pazzi nel ricevere la risposta dei Servi cantano:
Evviva l’Arcifanfano,
signor della città.
Saremo tutti sudditi
noi pur di sua maestà.

GLORIOSA E FURIBONDO
Andiamo, andiamo subito
che già ci accoglierà.

TUTTI
Evviva l’Arcifanfano
signor della città.
Furibondo s’alza, e viene abbasso con i Servi, e si accosta al trono.

ARCIFANFANO
Olà: chi siete voi?

FURIBONDO
Mi chiamo Furibondo,
e fo col mio valor tremar il mondo.

ARCIFANFANO
Qual è il vostro mestier?

FURIBONDO
Fo professione
di farmi rispettar dalle persone.
Chi mi zappa sui piedi
mortifico e strapazzo,
sfido, bastono, ammazzo;
son pieno di coraggio, e valoroso.

ARCIFANFANO
Bravo, signor Furioso!
Anch’io, quando mi vien la mosca al naso,
precipito, fracasso,
meno, taglio, conquasso,
e non son di quei matti
ch’hanno molte parole e pochi fatti.
V’accetto nel mio regno, e poiché siete
un uom così bravone,
vi fo del regno mio guardaportone.

FURIBONDO
Accetto il grande impegno, e se qualcuno
mi vorrà dar una guardata storta,
fracasserò, se occorre, anco la porta.

ARCIFANFANO
Ma, signor Furibondo,
signor terror del mondo,
perché siete venuto in questo regno?

FURIBONDO
Qui m’ha fatto venir l’ira e lo sdegno.
Non potevo soffrire
vedermi preferire
in cariche d’onore
gente perfida e vil, senza rossore.
I torti e le ingiustizie
m’han fatto delirare, e son venuto
a pregar l’Arcifanfano signore
dar gloria al mio valore,
acciò il mondo non cada
sotto la formidabile mia spada.
Con un colpo di terza e di quarta
ho una spada che tronca, che squarta,
e fa tutti col lampo tremar.
Comandate, e vedrete chi sono:
sarò turbine, fulmine e tuono;
saprò farmi da tutti stimar.
(parte, ed entra nella porta della città, accompagnato dai servi che poi ritornano)

ARCIFANFANO
Quest’è un pazzo infelice e sfortunato,
perché è da tutti odiato.
Anch’io fingo bravura,
ma son dell’opinione
che sia meglio negozio esser poltrone.
Frattanto scende madama Gloriosa, servita da due Servi, e va al trono.

GLORIOSA
Siete voi l’Arcifanfano?

ARCIFANFANO
Son io.
Inchinatevi tosto al trono mio.

GLORIOSA
Una donna mia pari non s’inchina.

ARCIFANFANO
Siete qualche regina?

GLORIOSA
Sì, signore.

ARCIFANFANO
Perdonate l’errore.
(scende)
Ditemi: di qual trono?

GLORIOSA
Io delle belle la regina sono.

ARCIFANFANO
Questo è un regno soggetto a molti danni,
e suol durar al più sin a trent’anni.

GLORIOSA
Le trentatré bellezze
in donna ricercate,
in me perfezionate
son tutte ad una ad una:
di trentatré non me ne manca alcuna.

ARCIFANFANO
In quanto a questo poi,
son più bello di lei:
sono le mie bellezze trentasei.

GLORIOSA
Come il mio viso è bello,
è vago il mio cervello.
In ogni mia struttura
un miracolo son della natura.

ARCIFANFANO
Or fortunato in vero
renderassi de’ pazzi il vasto impero.
Ma per che causa mai,
signora sostenuta,
siete voi qui venuta?

GLORIOSA
Perché il mondo
non è degno di me, perché nessuno
conosce il merto mio,
perché non sono io
dalla gente malnata
quanto basta servita e rispettata.

ARCIFANFANO
Eppure il mondo è pieno
di gente pazza, per costume avvezza
a incensar delle donne la bellezza.

GLORIOSA
Ma io che di beltà m’appello il nume,
voglio esser adorata oltre il costume.
Però a voi, Arcifanfano,
vengo e mi raccomando
acciò un vostro comando
faccia che in questo regno,
ripien di strani umori,
tutti sian del mio viso adoratori.

ARCIFANFANO
Andate, andate pure,
che se non fosser pazzi

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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