Axur, re d’Ormus
Dramma tragicomico
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Antonio Salieri
Prima esecuzione: 8 gennaio 1788, Vienna, Burgtheater.
Personaggi:
ATAR generale dell’armi di Axur, e sposo occulto di Aspasia | tenore |
ASPASIA sorella di Altamor | soprano |
AXUR re d’Ormus, amante non corrisposto di Aspasia | baritono |
ALTAMOR confidente del re, e nemico di Atar, a cui è ignoto esser questi sposo della sua sorella | basso |
ARTENEO sacerdote | baritono |
FIAMMETTA schiava di Axur | soprano |
BISCROMA schiavo favorito del re | tenore |
URSON capitano delle guardie | basso |
ELAMIR figlio degli auguri | altro |
Arlecchino, Brighella, Smeraldina, personaggi dell’arlecchinata del quarto atto. Schiavi e Schiave, Soldati e Popolo d’Ormus.
La scena si finge in Ormus.
Libretto – Axur, re d’Ormus
Atto primo
Scena prima
Boschetto sulla spiaggia del mare contiguo al casino d’Atar.
Atar taciturno, Aspasia.
ASPASIA
Qui dove scherza l’aura
con grato mormorio,
dove gli ardor ristaura
l’erbetta, i fiori, il rio,
vieni, bell’idol mio,
siedi vicino a me.
ATAR
Non venticel che rida,
non l’erba, il rivo e i fior,
a te mi guida amor,
amor mi tien con te.
ASPASIA E ATAR
Ah di sì bella face
non turbi mai la pace
un’ombra di dolor;
ma sia di pien contento
sempre alimento al cor.
ASPASIA
Chi di noi più felice
può vantarsi o mia vita? Io di te solo,
e tu pago di me, tutta in noi stessi,
nella semplicità, nella innocenza
quella gioia troviam, e quel riposo
che sempre fuor di sé ricerca invano
il cieco orgoglio, ed il capriccio umano.
ATAR
È ver: credi però, se senza colpa,
o senza taccia di apparire ingrato
a un popol che m’adora, a un re che m’ama
lungi dalla città teco potessi
a privata passar libera vita,
la mia felicità sarìa compita.
ASPASIA
E perché non ardisci
di parlar ad Axur? Memore il credo
de’ prestati servigi
delle lunghe fatiche,
dei sudor da te sparsi: una mercede,
non negherà ad Atar quand’ei la chiede.
ATAR
La mercede dovuta a buon soldato
dopo molte vittorie, e molte imprese
è il diritto che ottien d’andar tra primi
a versar pe ‘l suo re sudore e sangue
né tal brama in me langue
sol… per te… non saprei… questo doverti
sì spesso abbandonar…
Ah, quanto ogni altra
men di te mi par bella
tanto in me cresce sempre
di perderti il timore,
tanto palpita più questo mio core.
ASPASIA
Perdermi? E chi potrìa
svellermi dal tuo fianco?
Tu sei l’anima mia,
vivo e vivrò per te.
Calma gli affanni tuoi
se pur non vuoi ch’io mora,
fidati in chi t’adora
non dubitar di me.
ATAR
Quanto siete possenti,
cari dell’idol mio soavi accenti
e qual nuovo infondete
entro l’incerto seno
grato raggio di gioia, e di sereno.
Per te solo, amato bene,
respirar io sento l’alma;
per te sol novella calma
splender veggio a questo cor.
ASPASIA
Se tu m’ami o mio tesoro,
se di me tu sei contento,
io non so cos’è tormento,
io non so cos’è timor.
ASPASIA E ATAR
Ah scacciam, ben mio dal petto
ogni affanno, ogni sospetto,
ed apprenda e terra, e cielo
a gioir del nostro amor.
CORO
(di dentro)
Ah! Ah!
ATAR
Che grido è questo?
CORO
(di dentro)
Atar, Atar!
ATAR
Oh cielo! Al nostro albergo
foco orribil s’apprese: ah, un solo istante
fermati dove sei…
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