Brenno in Efeso
Dramma per musica.
Libretto di Antonio Arcoleo.
Musica di Giacomo Antonio Perti.
Prima esecuzione: anno 1690, Venezia, Teatro Vendramino di San Salvatore.
Interlocutori:
BRENNO re de’ Galli Sennoni | sconosciuto |
CADMIRO re di Efeso | sconosciuto |
ELVIRA giovinetta principessa creduta sorella di Brenno | sconosciuto |
ROMERICO generale dell’armi di Brenno | sconosciuto |
ENDIMIRO principe d’Efeso succeduto al regno dovendo seguirne l’incoronazione | sconosciuto |
CAMILLA donzella guerriera creduta figlia del re Artemidoro | sconosciuto |
EUSONIA principessa di Sciro figlia del re Artemidoro creduta sorella di Camilla | sconosciuto |
LEONZIO di occulti natali, fatto grande di Sciro dal proprio valore e generale in Efeso d’Endimiro | sconosciuto |
DORILLO paggio d’Eusonia | sconosciuto |
Libretto – Brenno in Efeso
Illust., ed ecc. sign. patron colend.
Meglio consacrarsi non ponno le letterarie vigilie, che ad un principe letterato non mancando a questi cognizione per distinguere, e grado per sostenere, e proteggere. A vostra eccellenza adunque, ch’è principe di quel soglio, ove si adora la maggior fede, e che s’alza con la sublimità dell’ingegno, ove giungono appena i voli delle menti più dotte, per ottima elezione, io consacro nel presente dramma le foglie delle mia poca fronte, e le gocce, quali elleno corrano, della mia debole penna. Voi eccellent. principe, se bene da queste vostre natie contrade partiste ad accrescere splendori alle pompe dell’Aventino, non però affatto da noi spariste, né tutto Roma vi tiene, mentre la miglior parte ne serbano i nostri cuori. Il vostro nome, non già meno tocca all’Adria, che vi produsse e allenò, che al Tebro, che vi riceve. Io pure, si come qui sempre vi ho tributati i miei veri ossequi, così anco in lontano non trascuro di umiliarvi in queste offerte rime, testimoni sinceri del mio rispetto. Non può giungere importuno il poetico componimento al vostro buon genio, a cui sono familiari le muse, e per cui trattar sapete cetra maestra, onde più volte rissonar faceste i più alti gioghi di Pindo, e l’anima grande di v. ecc. m’assicura del benignissimo suo aggradimento, e della permissione alla mia divota servitù del titolo glorioso di sempre essere di v. ecc. umiliss. devotiss. osseq. ser.
Antonio Arcoleo
Amico lettore
L’aggradimento, col quale finora m’hai favorito anche ne teatri più angusti mi fa pure sperare la continuazione delle tue grazie in questo famoso San Salvatore. Io seguendo il mio costume, ho scritto nella maniera, che ho stimata più opportuna, per meglio adattarmi al luogo, e alle circostanze, senza troppo allontanarmi (per quanto ho saputo) dalla buona ordinazione, e dalla regola, ma senza ancora affatto scostarmi dall’uso di queste scene. Se questa volta mi riuscirà d’avervi avvezzato a compatirmi, in altra occasione dove io possa ingegnarmi per far giocar il capriccio, e spaziar l’idea, studierò forse maggiormente di soddisfarti. Intanto fa’ che ti si rendano tollerabili le mie presenti mancanze dalla esperimentata armonica abilità del signor Giacomo Antonio Perti (le di cui note l’anno inanti hai così gradito) e dalle dotte voci di virtuosi rappresentanti. Concorreranno inoltre in gran parte a ricrearti l’animo, e toglierti ogni noia, che recato t’avessero le mie imperfezioni, le sceniche operazioni del signor Carlo Lodovico del Passo. Pittore di nota esperienza, e del signor Pietro Massilini architetto ingegnosissimo. Io per me solo ti prego a non condannarmi, toltone il prototipo del vero nome istorico, non mi sono servito che di nomi finti, per intrecciare con più libertà, e condurre il fine propostomi, senza por troppo in vista con nausea l’istorica alterazione. Vieni, vedi, aggradisci, col credermi vero cristiano ne’ sensi poetici, e sta’ sano.
Motivo istorico
Portatosi all’espugnazione d’Efeso Brenno famoso guerriero, re de’ Galli Senoni, piantò d’intorno a quelle mura le tende, stringendo la città con durissimo assedio. Dati però più volte gl’assalti, malagevole assai trovò l’impresa, per la valida resistenza de’ difensori. Quando avara donzella patteggiato in mercede col duce tutto quell’oro, di cui splendevano ricche in gran copia le sue milizie, introdusse lo stesso nella piazza, impadronitosi della medesima. Mantenne Brenno la promessa, e punì nello stesso tempo la perfidia, e il tradimento, facendo versare sopra il capo di colei tutto l’oro, dal cui peso oppressa restò soffocata.
Supposti, e finzioni.
Che prima Brenno avesse espugnata la reggia di Sciro, fatti suoi prigionieri Eusonia figlia d’Artemidoro, ultimo re di Sciro defunto, e Leonzio generale del medesimo, ma che questi fossero poi ritolti da Camilla donzella guerriera creduta sorella della stessa Eusonia: e che ricoverandosi in Efeso, fossero motivo a Brenno per mover colà le sue armi. Che Brenno si fosse portato ad espugnar Sciro per la pretensione ch’avea su quella corona, essendo il padre suo Annubio passato a gl’imenei secondi con la vedova Candace regina di quel regno, che morto Annubio, Candace restasse gravida del medesimo di gemina prole che furono Camilla, e Leonzio, ma occultasse Leonzio, perché non apparissero successori al regno, a fine di facilitar le sue nozze col re d’Ibernia Artemid. Che spogliato del regno erasi ricoverato, e di cui s’era ella sommamente invaghita. Che richiesta da Brenno la bambina germana Candace per non tener da sé lontana la figlia persuadesse Licambe madre di Romerico generale di Brenno a far cambio con Elvira figlia bambina della stessa. Licambe, inviando la stessa Elvira a Brenno invece della germana. Che col consenso d’Artemidoro facesse nutrire Camilla con Eusonia figlia della prima consorte del medesimo essendo ambe cresciute insieme, e credute sorelle. Ch’Eusonia ancora in fasce fosse stabilita in consorte a Brenno dal padre del medesimo, rimaste le regie firme in mano a Candace dopo la morte d’Artemidoro padre della detta Eusonia. Che morto Artemidoro restando Candace senza prole del medesimo, per non defraudare i propri parti della dovuta successione al regno (avida però di regnare il rimanente di sua vita) avesse consegnato agli stessi un simulacro di due figure, dove simboleggiava i figli gemelli, entro a quali aveva fatto chiudere le firme delle nozze di Eusonia, e l’istoria della loro legittima successione, ordinando agl’istessi, che dopo, ch’ella fosse morta, spezzassero il simulacro, che sarebbero loro derivate grandi fortune. Che il detto simulacro dopo l’espugnazione di Sciro fosse custodito, e trasportato in Efeso da Camilla. Finalmente, che da Eusonia restasse introdotto in Efeso Brenno, non per l’oro patteggiato, ma per opra d’amore, essendosi di lui invaghita, mentre era sua prigioniera insieme con Leonzio, di cui non meno restò all’ora accesa Elvira la creduta sorella di Brenno. Con questi verisimili si va intrecciando il dramma a cui porge il nome di Brenno in Efeso.
Atto primo
Scena prima
Quartieri, e stanze de’ soldati vicino a le mura d’Efeso donde dopo aver respinti gli aggressori si vede scender Camilla con Leonzio, e parte de’ suoi.
CAMILLA
Nostro, amici, è il trionfo
fulmini a cento squadre i primi lampi
furo de’ nostri acciari: ecco rideste
delle truppe superbe
nel vano sforzo i temerari insulti
cesse l’impero folle
de’ vostri brandi alla virtù guerriera;
e gran dell’oste altera
rintuzzaro l’orgoglio
per voi sicuro Efeso antica ha il soglio.
(scende Camilla con Leonzio)
Se da voi si stringe l’asta
solo basta
perché d’armi un mondo cada;
un balen solo di spada.
In recarvi la vittoria
lumi accese per voi d’immortal gloria.
LEONZIO
A te di mille serti
magnanima donzella
lavorato un diadema intrecci il crine;
se a far che l’oste avversa in guerra cada
più di mill’aste unite oprò tua spada.
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