Europa riconosciuta
Dramma per musica
Libretto di Mattia Verazi
Musica di Antonio Salieri
Prima esecuzione: 3 agosto 1778, Milano, Teatro alla Scala.
Video dell’opera
Attori:
EUROPA figlia d’Agenore monarca di Tiro | soprano |
SEMELE nipote d’Agenore | soprano |
ASTERIO re di Creta, consorte d’Europa | soprano |
ISSEO principe del regio sangue fenicio; prima destinato sposo d’Europa; indi scelto per consorte da Semele | soprano |
EGISTO nobile d’una delle suddite provincie del regno di Fenicia | tenore |
Piccolo Fanciullo, che non parla, figlio d’Asterio, e d’Europa. Cori: Donzelle cretensi al séguito d’Europa, Grandi del regno di Fenicia, Maggiori duci dell’esercito fenicio, Soldati fenici, Sacerdoti di Nemesi, Guerrieri cretensi. Comparse: Cavalleria fenicia, Guardie reali fenicie, Soldati fenici, Soldati cretensi, Paggi fenici, Palafrenieri fenici, Schiavi dell’isola di Cipro.
L’azione si finge nella città di Tiro, capital della Fenicia, e nelle sue vicinanze.
Libretto – Europa riconosciuta
Altezze reali
D’un teatro edificato sotto i favorevoli auspici delle aa. vv. rr., ed aperto per la prima volta in occasione del tanto sospirato loro felice ritorno, speriamo vedere accolto con sovrana benignità il primo spettacolo, di cui alle medesime da noi viene umiliato il libro, come un ossequioso tributo di speciale omaggio, e di perfetta venerazione. Troppo mal proporzionata è forse la tenuità dell’offerta alla delicatezza del gusto, ed alla finezza dell’alto discernimento delle aa. vv. rr. Ma prenderà l’attività nostra coraggio dal generoso compatimento, ch’imploriamo alle primizie della nuova teatral direzione. Sostenuta, ed avvalorata questa dalla continuazione del potente loro patrocinio sorpasserà forse all’avvenire sé stessa, nel dar loro maggiori, e più chiari segni di quell’umilissima riconoscenza, co’ la quale desideriamo poter corrispondere alle segnalate grazie, onde si degnaron con tanta parzialità ricolmarci. Indispensabil effetto almeno di tal nostro giustissimo impegno sarà l’irrequieto zelo, che ci animerà sempre a variare, ed accrescere i piaceri, e i divertimenti dell’aa. vv. rr., a cui col più profondo rispetto facciamo intanto umilissima, e profondissima riverenza.
Delle aa. vv. rr.
umilissimi, devotissimi, obbligatissimi servitori
I Cavalieri associati.
Al rispettabilissimo pubblico di Milano
Un pubblico altrettanto indulgente, e discreto ne’ suoi giudizi, quanto delicato, e profondo ne’ suoi gusti, e nelle sue cognizioni, troppo degenerar si vedrebbe, per mia sola fatalità, dalla sua naturale costituzione, se decider volesse di questa prima fatica, ch’io gli presento, secondo tutta la severità della più rigorosa giustizia. Questo riflesso mi fa sperare che, in difetto di ogni altro merito, mi verrà dalla generosità sua valutato almen quello del coraggio, con cui, per variare gli eruditi suoi piaceri, e divertimenti, m’espongo a tutte le vicende funeste degl’innovatori, o di coloro, che tentan la difficile, odiosa riforma di quegli abusi, che da una licenziosa esecuzione introdotti, passan tollerati qualche volta in consuetudine. Mi bisognava, per evitarli, aprirmi una nuova carriera: e metter nella costruzion del mio dramma in azione tutto quel, che non avrei potuto mai dire con quella forza, venustà, ed energia, co’ la quale il solo Metastasio ha l’inimitabil vanto di sapersi spiegare. Una sola essendo, a mio creder, per tutti la perfezion dello stile, felice mi riputerò soltanto allora, che invece di parlare un barbaro, scorretto idioma, riuscir mi potrà d’appressarmi alla purità, eleganza, e dolcezza del suo: né mi allontanerò nel resto da un sì perfetto modello, se non quanto sarà necessario, per non rimaner eclissato dal troppo disuguale, pericoloso confronto. Se la forza di robusto, invincibile atleta è degna d’ammirazione; qualche riguardo merita per altro ancor la destrezza d’un umil competitore, che riconoscendo, e confessando con ingenua franchezza la superiorità del grande avversario, senza follemente presumer d’abbatterlo, cerca di salvarli almeno con iscansarne industriosamente l’incontro. è questa la sola ragion che mi mosse a tentar un sentiero diverso da quello, che dall’immortal poeta fu gloriosamente calcato: e questi sono i veri sentimenti di venerazion, ch’io nudrisco per l’Apollo del nostro Parnaso. Altri chi volesse a me attribuirne, si renderebbe reo della più nera calunnia, e si esporrebbe alla giusta indignazione d’un pubblico illuminato, all’equità del quale, dopo quella mia sincera dichiarazione, l’impegno tutto di mia giustificazione abbandono. Non contento inoltre d’aver già privatamente richiesti molti fra gl’individui più rispettabili, che lo compongono, di comunicarmi su questo mio travaglio le ingegnose loro accortissime osservazioni, mi credo in obbligo di dar a’ medesimi un attestato pubblico della mia giusta riconoscenza. Se vorranno continuarmi un sì amichevol soccorso, potrò con la scorta delle giudiziose loro censure abilitarmi a servir men male questo rispettabilissimo pubblico nell’altre produzioni consecutive, che avrò la sorte d’umiliare al suo sagace discernimento.
Argomento
Europa figlia d’Agenore, monarca di Tiro nella Fenicia, fu, per fama di singolar bellezza, una delle più celebri principesse dell’Asia. Serbata dal real genitore ad Isseo, giovinetto principe del regio sangue fenicio; pria che questi ne potesse stringere adulto in sacro nodo la destra, il cretense Asterio la fece occultamente rapire. A tal violenza il re di Creta s’indusse, prevedendo che malagevolmente avria potuto farne l’acquisto in concorrenza d’un amabil già gradito rivale. L’improvisa mancanza dell’involata Europa fu l’epoca fatale della desolazion della paterna sua reggia. A farne le più esatte ricerche, mandò l’offeso Agenore tutti per la terra in giro gli ugualmente oltraggiati suoi figli. Ma dall’accorgimento del rapitor sagace facilmente delusi, alcun indizio scoprir non poterono della smarrita germana. Non osando pertanto, senza le attese notizie, presentargli più al genitore; dopo aver lungamente invano peregrinato, si stabilì ciascun di loro lungi dal patrio lido, una sede. Per la dispersion dell’intera famiglia si accelerò l’estremo fato d’Agenore, poiché dal silenzio de’ figli poté presumere ognuno che fosser questi miseramente periti, richiesto il padre di lasciare al soglio un erede, si decise, morendo, per Semele unica prole del minor suo germano: e permise a questa l’arbitrio di scegliersi fra’ più chiari personaggi del regno a suo piacere uno sposo. Risoluto per altro di vendicar esemplarmente il ratto d’Europa, volle che non si potessero celebrar le nozze dell’altra, se non dopo cancellato l’affronto fatto al suo trono, collo spargimento del sangue del primo straniero, che sarebbe approdato alle spiagge di Tiro.
La notizia della morte d’Agenore suggerì al re di Creta il pensiero di trasportarsi con Europa in Tiro, ad occupare il di lei paterno retaggio. Si pose a tal fine in mare co’ la consorte, ed un figlio. Ma dispersa la sua poderosa flotta da un’improvisa tempesta, poté appena sul pericoloso lido salvarsi egli stesso con Europa, e ‘l fanciullo. Cadder quivi sventuratamente in potere d’Egisto, che, venuto di recente alla corte di Tiro da una delle suddite provincie, non avea mai vista, e conosciuta Europa.
Col sacrificio dell’ignoto straniero, si lusingò l’ambizioso Egisto di potersi acquistare una ragione al soglio. In tal illusione ardì apertamente disputarlo ad Isseo. Da Semele amato, si antivedeva che ne atterebbe questi la destra in premio d’un’illustre vittoria, da lui riportata contro i sediziosi ribelli del regno tributario di Cipro. Nel momento appunto che l’ultimo tornava trionfante dall’impresa alla sua fede commessa, tentò così l’altro d’involargliene il frutto. Ma in che guisa rimanesser l’audaci sue speranze deluse chiaramente vedrassi nello scioglimento del dramma.
Le istoriche notizie, che han servito di fondamento a questo immaginato fatto, si son tratte dalla genealogia degli dèi del Boccaccio. L’azione si finge nella città di Tiro, capital della Fenicia, e nelle sue vicinanze.
Mutazioni di scene
Nell’atto primo.
I. Deserta spiaggia di mare. Selva da un lato: rupi dall’altro; fra le quali sterpi, cespugli, e serpeggianti edere adombran l’ingresso d’un’oscura, e profonda caverna.
II. Chiuso padiglione magnifico. Eccelso trono a destra. Mobili cortine in prospetto.
III. Festoso campo trionfante. La cavalleria è tutta disposta su i lati, e di prospetto nel fondo. In maggior lontananza si veggono i carriaggi, che accompagnan l’esercito.
IV. Sala regia destinata per le adunanze del supremo consiglio de’ grandi del regno. Trono a destra. Simulacro di Temide in prospetto. I simboli della giustizia servono ad ornar tutta la scena.
Nel ballo.
V. Grande anfiteatro ingombro di spettatori, con serragli di fiere in prospetto, e due cancelli di ferro, ch’aprono a destra, ed a sinistra in fondo all’arena un duplice ingresso.
Nell’atto secondo.
VI. Carcere oscuro. Diversi cancelli, e ferrate porte all’intorno, ch’introducono a varie più interne separate prigioni.
VII. Elegante gabinetto nella reggia.
VIII. Tempio della Vendetta. Ara nel mezzo, col simulacro di Nemesi. In varie nicchie laterali veggonsi rappresentate a chiaroscuro ferrugginoso diverse figure simboliche, onde il soggiorno della tremenda deità vien distintamente caratterizzato. Doppia scala praticabile di prospetto nel fondo. A lato di essa scorgesi parte d’un oscuro vestibolo.
IX. Vasto cortile, che da un lato corrisponde alla reggia, e dall’altro al vestibolo, per cui si passa nel tempio della Vendetta.
X. Interna terrena parte della magnifica reggia di Tiro. Trono a destra.
Atto primo
Scena prima
Deserta spiaggia di mare. Selva da un lato: rupi dall’altro; fra le quali sterpi, cespugli, e serpeggianti edere adombran l’ingresso d’un’oscura, e profonda caverna.
[Tempesta]
Tempesta con lampi, tuoni, pioggia, sibilo di venti, e fragor di sconvolti flutti. Durante la medesima si vede in lontananza numerosa flotta di legni. Alcuni sommergonsi miseramente nell’onde; altri si perdono affatto di vista. Da un lacero vascello, che viene impetuosamente ad urtar contro il lido, sortono Asterio, Europa, e un picciolo Fanciullo, con varie Donzelle seguaci d’Europa, ed alcuni Guerrieri cretensi.
S’apre la scena mentre incomincia la sinfonia, ch’è un’imitazione dell’orrenda procella, e che si va rallentando a proporzione, che questa si scema, e che ritorna la calma. È questa annunziata dal dolce suono d’un oboe, che prende il luogo dell’andante dell’apertura, e che serve d’accompagnamento alla cavatina d’Asterio.
[I. Cavatina]
ASTERIO
(con sospensioni, ed interrompimenti a guisa di recitativo istrumentato)
Sposa…
(mentre dal fanciullo, e da Europa si fa mostra di piangere, l’oboe, facendosi flebilmente sentir a solo, esprime i loro mesti lamenti)
Figlio…
(replica dello stesso querulo suono dell’oboe)
Ah voi piangete!…
(incomincia la cantilena continuata con l’accompagnamento dell’oboe concertante)
Con quel pianto a me volete
rammentar che reo son io.
Ma non merta il fallo mio
così barbaro martir.
Recitativo
EUROPA
Ah perché mai del pianto
vuoi l’arbitrio negarci? Altro non resta
sollievo agl’infelici
nelle miserie estreme,
che quello sol di lagrimare insieme.
Nell’avversa tua sorte
meno ingegnoso adesso
io trovar ti vorrei
nell’arte, oh dèi! di tormentar te stesso.
ASTERIO
Ah! ch’io sol fui cagion…
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