Gli Sciti
Dramma per musica
Libretto di Gaetano Rossi
Musica di Johann Simon Mayr
Prima esecuzione: 21 febbraio 1800, Venezia, Teatro La Fenice.
Interlocutori:
ERMODANO capo d’una popolazione dei sciti | basso |
INDATIRO suo figlio, destinato sposo ad Obeida | tenore |
ATAMARO re della Persia, amante di Obeida | soprano |
OBEIDA figlia di | soprano |
SOZAME supremo generale de’ persiani, emigrato nella Scizia | tenore |
ZULMA amica di Obeida | soprano |
IRCANO confidente d’Atamaro | tenore |
Gran sacerdote scita, Sacerdoti sciti. Coro di Sciti, Guerrieri sciti, Guerrieri persiani, Donzelle scite, Popolo scita.
La scena è in una parte della Scizia, alle falde dell’Immaro, confinante alla Persia.
Libretto – Gli sciti
Atto primo
Scena prima
Valle ombrosa. In un lato tempietto. Qualche capanna sparsa, e il fiume Osso in lontananza.
Molti Sciti, ch’escono dal tempio giulivi, poi Indatiro, e Sozame presi per mano, indi Ermodano.
CORO
La gioia, ed il piacere
respiri d’ogn’intorno:
un sì felice giorno
è sacro al dio d’amor.
Fra d’anime guerriere
un puro, e dolce affetto,
accende, e accresce in petto
di gloria il vivo ardor.
INDATIRO
D’amor la bella imago,
la figlia tua vezzosa,
oggi sarà mia sposa!
Felice alfin sarò.
SOZAME
Di questo cor gli oggetti
tu, e la mia figlia siete:
se lieti voi sarete,
figli, con voi godrò.
(abbracciandosi)
Insieme
INDATIRO
Ah se a me padre sei
se figlio a te son io:
son paghi i voti miei,
che più bramar non so.
SOZAME
Ah se a me figlio sei
se padre a te son io:
son paghi i voti miei,
che più bramar non so.
(il coro ripete; in questo:)
ERMODANO
Figlio! Amici! Gran nuove!
Temerari stranieri, dell’Immaro
superaro i dirupi, e all’Osso in riva
di scender par, che abbian pensier.
SOZAME
(turbato)
Stranieri!
Chi fieno mai?
ERMODANO
Fra noi
alcun guerrier, che i loro campi vide,
che son persi assicura.
SOZAME
(agitato)
Persi!… Oh dèi!
Sorte crudel! Temerli ancor dovrei?
INDATIRO
De’ persi il nome ti turbò? Che temi?
Calmati: qui sicuro sei: che importa
a noi l’arrivo di costoro? Un core
abbiam, che non li teme, e a questo in seno
sciogliamo a pura, amica gioia il freno.
Vieni, Sozame, a offrire questa destra,
che per te pugnerà: destra felice
ad Obeida promessa,
fedele a te, guidata dal valore,
e de’ nemici tuoi scempio, e terrore.
SOZAME
Vengo ~ son teco: andiamo
SOZAME E INDATIRO
Poi questi audaci a debellar vogliamo.
ERMODANO, SOZAME, INDATIRO E CORO
Se a cimentarci vengono,
questi superbi tremino:
del lor ardir si pentano:
nel scempio lor conoscano
dei Sciti il braccio, e il cor.
(partono Indatiro, e Sozame)
Scena seconda
Ermodano, e Sciti.
ERMODANO
Sciti; parte di voi
nel maggior tempio la gran pompa appresti.
Altri i sparsi compagni
a raccorre, e ad armar voli, e s’affretti:
veggano i persi arditi
tanti guerrieri, quanti sono i sciti.
(parte coi sciti)
Scena terza
Interno della capanna di Sozame. Essa è formata di giunchi, e vincigli vagamente connessi.
Obeida (ella dimostra una profonda tristezza), poi Zulma.
OBEIDA
Calma, tormenti miei;
pace, tiranno amore:
pietà del mio dolore,
di questo cor pietà.
Ah! Tutto, oh dio! perdei…
più speme non mi resta:
la sorte mia funesta
più guai per me non ha.
Misera Obeida!
(s’abbandona concentrata su d’un sedile di vincigli)
ZULMA
(entra, vede Obeida sì concentrata: la compiange, poi accostandosele)
E sempre
nel duolo immersa ti vedrò? Né fia,
che un dì men triste, Obeida, ti rimiri?
Sì concentrata ognor? Sempre in sospiri?
OBEIDA
(con sentimento)
Amica! ~ Oh dio! Costume
si fe’ in me la tristezza ~ Oh Zulma! Zulma!
ZULMA
Oggi, che ad Indatiro…
OBEIDA
(alzandosi con forza)
Ah taci. Il core
mi trafiggi così: oggi ~ per sempre,
più sventurata ancora,
s’è possibile mai,
io diverrò: ~ Questo mio cor ~ non sai! ~
Ah! compagnimi, amica!
Sappi, che un dì ~ nella mia patria… ~ Ah! Il padre…
(osservando)
E chi è seco? Indatiro? Ah forse è questo
il momento terribile, e funesto.
Scena quarta
Indatiro, Sozame, Obeida, e Zulma.
SOZAME
(presentandole Indatiro)
Ecco, figlia, il tuo sposo.
INDATIRO
Co’ la mia destra, Obeida mia diletta,
un puro core, un vivo amore accetta.
Ah! Ben lieto sarò, se dal tuo labbro
udrò la mia felicità! Di’, Obeida,
ami, hai caro Indatiro?
OBEIDA
Il tuo valor, le tue virtude ammiro.
INDATIRO
Sposo m’accetti?
OBEIDA
Al padre, che ti scelse,
obbedirò. Al mio dovere adempio.
SOZAME
(Non è quel cor tranquillo.)
INDATIRO
Adunque al tempio:
tu mi precedi. Incontro i Persi intanto
io vo, e son teco.
OBEIDA
(scossa)
Oh ciel! Che dici? I persi?
INDATIRO
Inorridisci!
(osservandola, essa è inquietissima)
SOZAME
(Incauto! ~ Oh mio timore!)
INDATIRO
(accostandosele)
Che vuol dir quel pallore ~ Obeida!
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