I capricci di Callot

Commedia in tre atti, prologo e cinque quadri

Musica e libretto di Gian Francesco Malipiero

Fonti letterarie: Ernst Theodor Amadeus “E.T.A. Hoffmann “Phantasiestücke in Callots Manier” in “Prinzessin Brambilla”.
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Reale dell’Opera, 24 ottobre 1942.

Personaggi che cantano:

  • Giacinta (soprano)
  • Giglio (tenore)
  • la vecchia Beatrice (mezzosoprano)
  • il Principe travestito da ciarlatano (baritono)
  • il poeta, che appare anche sotto le vesti del piccolo vecchio (tenore)
  • una maschera (baritono)

Personaggi muti:

  • le otto maschere di Callot
  • il capitano Spezza Monti e Bagattino
  • il capitano Ceremonia e Lavinia
  • Riciulina e Mezzettino
  • il capitano Malegamba
  • il capitano Bella vita

Personaggi del corteo:

  • dodici suonatori di flauto
  • due uomini-struzzo
  • dodici mori
  • donne al tombolo
  • gli uomini delle portantine.
  • Otto schiavi. Maschere. Dodici giovani donne. Due garzoni. (coro misto)

Libretto – I capricci di Callot

PROLOGO

Si alza la tela e appare un secondo sipario sul quale è dipinto un enorme clavicembalo barocco, quasi un pianoforte. Da una della tre gambe, che si trasforma in una porticina, escono alcune maschere che riproducono quelle di Callot dei «Balli di Sfessania». Le maschere danzano secondo il loro carattere e si succedono nell’ordine seguente:

  • il capitano Spessa Monti e Bagattino
  • il capitan Ceremonia e Lavinia;
  • Riciulina e Mezzettino;
  • il capitan Malagamba e il capitan Bellavita.

Ognuna delle coppie rientra nel clavicembalo in modo che rimane sulla scena sempre una coppia soltanto.

ATTO PRIMO

Una stanza bassa. A sinistra una scala ascendente, che in alto finisce con un pianerottolo che conduce alla porta d’entrata. Al centro una piccola finestra. A destra un grande armadio aperto: si vedono molti vestiti di tutti i colori. Anche dalla balaustrata della scala pendono numerosi vestiti. Ci sono inoltre otto manichini che portano i vestiti della maschere del prologo.
Davanti all’armadio, ma un po’ più a destra un gran tavolo carico di stoffe, scatole, arnesi del mestiere (grande ferro da stiro, grandi forbici, ecc.)
La vecchia Beatrice è in faccende. Giacinta, seduta accanto alla finestra cuce, cioè lavora a un sontuoso vestito di velluto rosso.

LA VECCHIA BEATRICE

Quanti, quanti ricchi vestiti e quanto quanto lavoro. Vedo, vedo già lo sfarzo, lo sfarzo e le ricchezze. Domani è carnevale, domani gran baldoria.
(S’interrompe)
Ma perché
(a Giacinta)
chini il capo e sei triste?

GIACINTA

Taci, vecchia. Per gli altri il carnevale è forse allegria, per me è dolore e noia. A che pro’ penare giorno e notte? Restiamo povere e nulla rimane per i nostri piaceri.

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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