I goti
Tragedia lirica in quattro atti
Musica di Stefano Gobatti
Libretto di Stefano Interdonato
Prima esecuzione: 30 novembre 1873, Teatro Comunale, Bologna.
Personaggi
AMALASUNTA regina de’ Goti | soprano |
TEODATO signore goto, suo cugino | baritono |
SVENO giovane patrizio romano | tenore |
LAUSCO capo de’ guerrieri | basso |
SVARANO altro capo de’ guerrieri | basso |
GUALTIERO guerriero goto, amico di Sveno | mezzosoprano |
Guerrieri, Araldi, Sacerdoti, Signori goti, Congiurati, Damigelle della regina, Uomini e Donne del popolo, Trombettieri.
Ambientazione: la scena è nei primi tre atti in Pavia, nel quarto atto sul lago Trasimeno
Epoca: anno 534 dell’era cristiana
Atto Primo
Atto Secondo
Atto Terzo
Atto Quarto
Libretto – I goti
Argomento
A Teodorico, fondatore della signoria dei Goti in Italia, morto nell’anno 526, successe la figlia Amalasunta. Donna di animo virile, di bellezza non comune, ed amante della romana civiltà, era odiata dai principali signori goti che ligi alle antiche costumanze vedevano di mal occhio la nuova regina mostrare clemenza verso i vinti e prediligere usi e costumi che secondo essi avrebbero finito col corrompere i vincitori degli Eruli e dei Romani. Amalasunta, a cui fu tolta la tutela del proprio figlio Alarico che poi dopo alcuni mesi perdé miseramente la vita, credette di rassodare la propria autorità sposando uno dei più potenti signori della sua corte a nome Teodato, ma questi appena salito sul trono si unì ai nemici di lei, l’accusò di illecite tresche, le tolse ogni autorità e quindi la relegò in un castello sul lago di Perugia dove poi la fece segretamente uccidere.
Così la storia.
Scena prima
Atrio del castello di Pavia.
È notte: molti Guerrieri goti dormono sdraiati sul terreno. Lausco è in piedi appoggiato ad una colonna, immobile e pensieroso. Dal fondo s’avanzano cautamente Teodato e Svarano.
TEODATO
(a bassa voce)
Lausco?…
LAUSCO
(a bassa voce)
Sì.
TEODATO
Cessò la festa?
LAUSCO
(additando i guerrieri)
Guarda… dormono costor.
SVARANO
Tutto tace.
TEODATO
L’ora è questa
che anelava il mio furor!
Aborrito, disprezzato,
alla terra e al ciel nemico.
Quando l’astro del mio fato
parve a un tratto impallidir,
sovra il capo d’Alarico
imprecando la sventura
solitario in queste mura
m’affidai nell’avvenir!
(a Lausco)
Tremi tu?…
LAUSCO
Non tremo mai!
TEODATO
Ei m’offese e m’oltraggiò.
Io d’ucciderlo giurai.
Sei fedel?
LAUSCO
L’ucciderò.
SVARANO
Quando l’opra fia compita
ci vedrem?
TEODATO
Del trono al piè.
LAUSCO
Tu proteggi la mia vita;
io lo scettro appresto a te.
(entra rapidamente nell’interno del castello)
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