Il bravo
Melodramma in tre atti
Libretto di Gaetano Rossi, Autori Vari
Musica di Saverio Mercadante
Prima esecuzione: 9 marzo 1839, Milano, Teatro alla Scala.
Video dell’opera
Personaggi:
FOSCARI patrizio | baritono |
CAPPELLO patrizio | tenore |
PISANI patrizio esigliato | tenore |
Il BRAVO | tenore |
MARCO gondoliere di Teodora | basso |
LUIGI servo dei Foscari | basso |
Un MESSO dei Tre | tenore |
TEODORA | soprano |
VIOLETTA | soprano |
MICHELINA cameriera di Teodora | soprano |
MAFFEO (che non parla) | altro |
Il Doge – Senatori – Cavalieri della Stella d’Oro – Capi de’ consigli – Patrizi – Gentiluomini vari – Dame – Cittadini – Artieri – Gondolieri – Donne popolane – Guardie notturne – Sgherri – Maschere varie – Banda. Guardie Dalmatine. Militari. Paggi e Scudieri del doge. Messer Grande. Domestici di Teodora.
L’azione è in Venezia nel secolo XVI.
Libretto – Il bravo
Alcuni cenni sul Bravo
Carlo Ansaldi era nato da antichi e facoltosi cittadini di Venezia. Unica delizia de’ suoi genitori, egli li amava d’un amor santo e filiale. All’esteriore il più aggradevole Carlo accoppiava talenti coltivati da un’educazione speciale, un’anima ardente, sensibile, un coraggio a tutta prova, e una mente esaltata. L’amore di una sposa adorata lo rendeva pienamente felice. Gelosia avvelenò le sue gioie. Si credette alfine tradito, e in un cieco trasporto trafisse, e lasciò per estinta la moglie. Né lì s’arrestava a perseguitarlo la sorte. Egli venne repente arrestato col padre quai complici d’una cospirazione. La madre ne moriva di dolore. Furon vane le discolpe per essi. Il figlio venne condannato a un esiglio perpetuo, ed il padre alla morte. Carlo offerse la sua vita per quella del padre; non poteva salvarlo che aderendo ad un patto terribile. Il tribunale cercava un esecutore fedele, ardito, de’ suoi segreti ordini di morte. Rifiutava, raccapricciò il giovine, ma al momento di veder tratto il padre al patibolo, l’amor di figlio vinse tutto. Accettò la maschera nera che l’avrebbe celato agli sguardi d’ognuno, e cinse il pugnale della giustizia segreta e delle vendette del tribunale. Il padre rimaneva nelle carceri ostaggio della fede del Bravo. Corsero diecisette anni. Un’avvenente straniera soffermava allora in Venezia, e Teodora chiamar si faceva. Il di lei palazzo era convegno di feste, una reggia d’incanti. Patrizii e stranieri, tutti aspiravano al di lei cuore nel cui segreto niun avea penetrato per anco. Teodora era uno straordinario complesso di leggerezze e virtù. Diffamata dal pregiudizio e dall’invidia, era benedetta dagli infelici cui di soccorsi e conforti largiva, ed esaltata veniva dalle bell’arti che munificente proteggeva. Giungeva in Venezia da un mese una giovane di Genova custodita da un vecchio: Teodora l’aveva più volte visitata in segreto. Foscari, patrizio, amava Teodora; ma scoperta per via la giovane genovese, s’era di questa vivamente invaghito. Un Pisani, esigliato, tornava segretamente in Venezia guidatovi dall’amore.
A tal epoca comincia l’azione, tolta in parte dal romanzo di Cooper, che porta questo titolo, e da un dramma francese del signor Aniceto Bourgeois «La venitienne». Inoltrato io nel lavoro del melodramma venni colpito da penosa malattia, che prolungavasi; e compiere volendo, a prescrizione l’assunto impegno, nella ristrettezza del tempo, prescelsi a collaboratore un giovane mio amico, il quale, sulle tracce da me già segnate, mi favorì graziosamente.
Gaetano Rossi.
Atto primo
Scena prima
Piazzetta interna, a cui mettono varie piccole strade. In fondo il canale; un ponte lo attraversa, da cui si scende nella piazzetta. Palazzi, e case d’ogni intorno, a sinistra l’abitazione di Maffeo, bene avanti.
È notte.
S’avanzano cautamente dalle stradelle alcune Persone avvolte nei mantelli, si uniscono, e parlano sottovoce, osservando la piazzetta; poi Luigi, infine Foscari.
CORO
Steso ha già propizia notte
il suo vel più fosco e nero;
nel silenzio, nel mistero
noi qui Foscari appellò:
di vendetta, oppur d’amore
novo colpo ei meditò.
(arrivano altre persone mascherate e come sopra)
Iº
Ma chi vien?
IIº
Foscari…
(alla parola di convenzione tutti si uniscono)
TUTTI
Tutti insieme ci adunò.
Egli il cuore della notte
ci prescrisse per convegno.
Qui aspettar dobbiamo il segno,
ed il braccio obbedirà.
Di vendetta, oppur d’amore
nuovo colpo ei tenterà.
(dal canale alla piazzetta approda una gondola dalla quale esce Luigi con due sgherri)
LUIGI
(alle persone che sono in scena)
Siete voi?
ALCUNI
Luigi!
TUTTI
Foscari!
LUIGI
A momenti egli verrà.
(tutti lo circondano con curiosità)
CORO
Dinne tu, che servi a lui,
quali sono i pensier sui;
ci raguna per vendetta,
o una tresca qui ne affretta?
LUIGI
È mistero.
CORO
Eh! Parla omai:
siam fedeli, tu lo sai.
LUIGI
È mistero. Or basti a voi
che molt’oro si vi darà.
CORO
Ah! Dell’oro! I cenni suoi
fido ognuno adempirà.
(Luigi osserva la casa di Maffeo, essi parlano allegri fra loro)
Oro e vino: ecco la vita:
primo ed ultimo pensier.
Ogni noia seppellita
è fra l’oro, fra i bicchier.
Noi di sangue ancor fumanti
lieti andiamo a tripudiar;
i liquori più spumanti
ogni macchia san lavar.
(Luigi tenta di farli tacere)
LUIGI
Zitti.
CORO
(osservando per una delle vie)
Alcun vien!
LUIGI
Parlate più sommesso.
(tutti si tirano in un lato)
CORO
Foscari.
(Foscari avvolto in un ampio mantello con cappello a larga ala calato)
LUIGI
Zitti.
(Luigi lo incontra rispettoso)
FOSCARI
Io stesso.
Convenner tutti?
LUIGI
Tutti.
FOSCARI
E pronti?
LUIGI
Ad ogni cenno, ad ogni colpo.
FOSCARI
Vegliardo imbelle, a un veneto patrizio
negar accesso alle tue soglie, e ardire
miei doni ricusar? Quanto è possente
un nobile in Venezia tu vedrai.
E tu, vergine, libera sarai.
(si volge alla casa di Maffeo, e vede comparire un lume)
Ella ancor veglia. Oh! Cara luce, e sola
che sotto il ciel mi splenda!
LUIGI
E il vostro affetto
per Teodora?
FOSCARI
Amarla un dì mi parve:
ma costei vidi, e l’amor mio disparve.
Della vita nel sentiero
vidi un angelo del cielo;
io non ebbi che un pensiero:
sul passato posi un velo.
Tutto il mondo avrei sfidato
per poterla posseder.
LUIGI
Ed il Bravo?
FOSCARI
Ha ricusato
di servire a’ miei pensier.
(Maffeo esce di casa, slega la sua gondola nel canale e parte)
CORO
(vedendo Maffeo)
Alcun esce.
FOSCARI
Chi fia mai?
LUIGI
(dopo averlo squadrato ben bene)
Maffeo!
FOSCARI
(con mistero)
Luigi!…
LUIGI
Non temer.
(monta nella gondola coi sgherri e segue Maffeo)
CORO
Vendicato tu sarai.
Fia compito il tuo voler.
FOSCARI
(E tu alfine mia sarai:
non resisto a tal piacer!)
(si scosta da loro ebbro di gioia)
Abbellita da un tuo riso
fia la terra un paradiso;
fra mortali il più felice
per te, o cara, diverrò,
se il cor tuo sperar mi lice
non invidio a regi il trono;
io beato di tal dono
quanti beni ha il cielo avrò.
(gli sgherri frattanto si son ritirati dal lato contrario)
CORO
Oro e vino, e ognun felice
non invidia a’ regi il trono:
oro e vino ~ o più bel dono
dar il ciel a noi non può.
(dalla casa di Maffeo s’ode un preludio d’arpa e una voce che canta. Tutti in attenzione)
FOSCARI
Qual suon?
CORO
Oh quale incanto!
FOSCARI
Donde?
CORO
Da quella stanza.
Essa preludia un canto.
FOSCARI
Oh tenera speranza!
Sembra la man d’un angelo
che tocchi un’arpa in ciel!
VOCE DI DENTRO
A te, mio suolo ligure,
sempre coll’alma anelo,
alle tue sponde magiche,
al tuo sereno cielo…
Ah! Spiri ancor quell’aura…
e a vita io tornerò.
CORO
Sospira alla sua patria.
FOSCARI
Patria avrà qui novella.
CORO
(Oh come tocca l’anima!)
FOSCARI
(Qual mesta voce è quella!)
TUTTI
Forse ha Venezia un’aura
che vita a te darà.
CORO
Essa ritorna al cantico,
non movasi un respiro.
Udiam. ~ Quant’è incantevole!
FOSCARI
Cara, con te sospiro.
TUTTI
Per il tuo canto, angelica!
Venezia un ciel sarà.
VOCE DI DENTRO
Bello è il tuo ciel, Venezia,
ma non è il cielo mio;
il fior si china e langue
lunge dal suol natio…
Ah! Del mio sole un raggio,
e a vita io tornerò.
(la voce a poco a poco si allontana)
CORO
Odi. ~ Lontana perdesi
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