Il giuramento
Melodramma in tre atti
Libretto di Gaetano Rossi
Musica di Saverio Mercadante
Prima esecuzione: 11 marzo 1837, Milano, Teatro alla Scala.
Video dell’opera
Personaggi:
MANFREDO conte di Siracusa | baritono |
BIANCA di lui consorte | contralto |
ELAÌSA dama straniera | soprano |
VISCARDO di Benevento | tenore |
BRUNORO | tenore |
ISAURA dama di Bianca | soprano |
Cori: Gentiluomini, Cavalieri, Scudieri e Domestici di Manfredo, un Maggiordomo, Paggi e Damigelle d’Elaìsa.
L’azione è in Siracusa nel secolo XIV.
Libretto – Il giuramento
Argomento
Manfredo, conte di Siracusa, amò ed ottenne in isposa Bianca, figlia di Ruggiero, barone di Catania. Ella obbedì al comando paterno; ma in segreto ella amava un giovine cavaliere straniero, che di lei non conosceva che il nome, e al quale, dovendo repente seguire lo sposo a Siracusa, non poté dire nemmeno un addio. Virtuosa, rassegnata ella sofferiva l’indifferenza, l’orgoglio, la gelosia del capriccioso consorte, e si confortava co’ le rimembranze del tetto paterno e del primo e innocente amor suo. Brunoro, segretario e favorito di Manfredo, osò alzarsi fino a lei, amarla, chiederle amore. Bianca lo respinse, minacciò; e Brunoro, fremente allontanossi per alcun tempo.
Corso era un lustro: una ricca, avvenente dama di Francia soffermava in Siracusa. Il di lei palazzo era convegno della più cospicua e galante gioventù: feste, conviti, e danze si succedevano. Elaìsa era l’amore di tutti, e Manfredo n’era più che altri invaghito, e in tutto a lei s’affidava. Ella percorreva la Sicilia onde scoprire una giovine figlia di capitano aragonese, che a’ di lei prieghi e pianti aveva ottenuto dal padre la vita di quello di lei, che combattea per l’Angioino. Nel nobile entusiasmo di sua riconoscenza, Elaìsa avea giurato in suo cuore alla giovine fede e guiderdone, e donato un’effigie sacra in memoria, e per riconoscersi a un tempo. Ne’ di lei viaggi, Elaìsa, su gli Appennini, assalita da’ fuoriusciti, venne salvata da Viscardo, profugo, unico superstite della proscritta famiglia de’ duchi di Benevento: ella lo amò ardentemente. Viscardo era triste di non poter corrispondere al vivo affetto d’Elaìsa, che, per sottrarlo alle insidie de’ nemici, a’ sospetti di Manfredo, di lei fratello, morto credere lo faceva. Un primo amore, infelice, insuperabile, sempre caro, si celava nel cuore di Viscardo. Ei baciava appunto un ritratto dell’adorata sua donna in un viale remoto, allorché Brunoro, che militato aveva sotto il duca di Benevento, lo sorprese, e riconobbe Bianca in quel ritratto, e l’oggetto dell’amor di Viscardo. Meditò allora il perfido sua vendetta su Bianca.
A tal epoca comincia l’azione. L’incontro di Viscardo con Bianca, il furor di Elaìsa, guidata da Brunoro, che li sorprende, lo scoprimento dell’effigie, la riconoscenza, la generosità, la fede al giuramento d’Elaìsa, i di lei virtuosi sforzi onde salvar Bianca dalla morte destinata da Manfredo, che infedele la crede per un foglio intercetto da Brunoro, l’eccesso d’amore e di fede di cui vittima soccombe, formano gli episodi.
L’argomento è tratto da un dramma francese di Vittore Hugo, intitolato Angelo. I cangiamenti di località, di nomi, di qualche carattere e situazione, si rendevano necessari. La sollecitudine co’ la quale si dovette conformarlo pe ‘l teatro musicale ottenga venia alle parole.
Atto primo
Scena prima
Palazzo d’Elaìsa, a sinistra, con scalinata. L’atrio, e i superiori appartamenti si scorgono disposti a festa notturna. Viali alla destra. L’avanti della scena presenta un padiglione. Nel fondo spiaggia del mare.
Musica di danza dal palazzo. Barche alla spiaggia. Gentiluomini che s’aggirano; poi Viscardo, indi Manfredo e Brunoro.
[N. 1 – Preludio e Coro d’introduzione]
CORO
Odi: ogni intorno echeggiano
suoni giulivi e canti.
(verso il palazzo)
Vedi sparir, succedersi
festevoli danzanti.
Qui di piacer, di gioia
tutto è sorriso, ardor.
Tra vaghi incanti è questa
la reggia dell’amor.
Ad Elaìsa onor!
Regina della festa,
e dèa di tutti i cor…
Ad Elaìsa onor!
(si disperdono)
[N. 2 – Cavatina]
VISCARDO
(sospirando alle ultime parole del coro)
La dèa di tutti i cor!
ed ella il mio sol brama!
E, fido a un primo ardor
il mio non l’ama.
(con trasporto)
Bella, adorata incognita,
a me chi ti rapì?
Il tuo Viscardo, misero!
te cerca da quel dì.
Trovarti… rivederti
un solo istante ancora.
Udir, io t’amo… dirtelo!
morte fia dolce allora.
Privo di te, più vivere
non potrei omai così…
(s’interna pei viali)
[N. 3 – Coro e Cavatina, Recitativo]
VOCI
Elaìsa! Elaìsa!…
(dal palazzo e da’ viali arrivano gentiluomini e dame)
Ov’è? si cerca… sparve.
Forse aggirarsi gode
sotto ignota divisa.
Ecco Manfredo.
MANFREDO
(osservando intorno)
E neppur qui Elaìsa!
Senza di lei che l’animava, or muta
langue la festa. Più non brilla un core.
Sparirono con lei piaceri e amore.
CORO
Forse amor la bella arresta
con felice adorator.
MANFREDO
(Fier sospetto, ohimè! si desta
nel geloso ardente cor.
A lei tutti io già sacrai
i più dolci affetti miei:
tutti volti sono a lei
i miei voti, i miei sospir.
Tutto mio quel cor vorrei…
per me solo… ed un rivale
ora forse?… Idea fatale!…
Io rival potrei soffrir!…
Elaìsa me tradir!
Ah! no, no. Sì reo sospetto
è un oltraggio al suo candor.
Mercé cara e tanto affetto
spero alfin dal suo bel cor.)
CORO
(scorgendo Elaìsa)
Vien, regina della festa…
bella dèa di tutti i cor!…
(tutti le vanno incontro)
Scena seconda
Elaìsa con Damigelle dai viali. Nell’istesso momento Viscardo.
[N. 4 – Quartetto]
ELAÌSA
(guarda Viscardo con tenerezza che reprime, poi si volge a Manfredo)
Oh mio… german!… (Che palpito!)
MANFREDO
(osservando)
(E quale ardor! Che sguardo!
BRUNORO
(fissando Viscardo)
(Chi vedo mai! Viscardo!)
ELAÌSA
Manfredo!…
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