L’Orione
Libretto di Francesco Melosio
Musica di Francesco Cavalli
Prima rappresentazione: Giugno 1653, Teatro regio ducale, Milano.
Video dell’opera
Personaggi
Apollo
Giove
Venere
Amore
Aurora
Diana
Orione
Filotero
Vulcano
Sterope
Bronte
Eolo
Nettuno
Plutone
Caronte
Titone
Due Ninfe di Diana
Una Ninfa dell’Aurora
Coro di Ninfe
Amorino
Libretto – L’Orione
PRIMO ATTO
Scena prima
Diana, e Ninfe
Diana
Con più felice sorte,
Con successi migliori
Per noi già non potean da l’Orïente
Spuntar di questi giorni i primi albori.
Vedeste, o miei seguaci,
Di quante fere, e quante
Han colà trionfato
Ne’ miei sacrati Parchi
Le reti, i cani, e gli archi?
Prima Ninfa
Io dal dì, ch’a seguirti, o Dea, mi presi,
Mai con sorte peggior l’arco non tesi;
E questa man, che sempre
Il vanto d’infallibil si guadagna,
Oggi non avria colto una montagna.
Diana
Non t’arrechi stupor, dattene pace;
Che ne le selve
Contro le belve
Porta il caso i dardi a volo,
Né mai senza di lui va preda alcuna;
Lo scoccar è della mano,
Il ferir della Fortuna.
Scena seconda
Filotero, Orione a nuoto, e le suddette
Filotero
Belle Ninfe, aìta, aìta;
Noi del nuoto stanchi siamo,
Ci affoghiamo.
Deh salvateci la vita.
Belle Ninfe, aìta, aìta.
Prima Ninfa
Ohimé, Diva; nel mar.
Diana
Che mar? Che Diva?
Temerarie, che siete; a gente ignuda
Voi l’orecchie piegate,
Voi lo sguardo volgete?
Prima Ninfa
Io non li vedo al certo,
Che con ambe le mani
Per non vederli, il volto m’ho coperto.
Diana
Giuro il Ciel, che se qua volgono il nuoto
Pria che l’osceno ogetto
Mi contamini gli occhi
Vuò che contro di lor si tenda ogn’arco,
Ogni dardo si scocchi.
Prima Ninfa
Oh quanto è scrupolosa, oh quanto è strana,
Questa nostra Dïana!
S’un ch’in mar domanda aìta
Rimirar ne men si può,
Ascoltar ne men si dè:
Noi stïamo fresche a fé.
Diana
Ma si portan già ratti a l’altra sponda.
Questi, s’io non m’inganno,
Son nuotatori esperti, e vanno anch’essi
A celebrar del rio Pithone estinto
Il memorabil giorno.
Prima Ninfa
Ed io già li credea vicini a morte;
E m’ero di già tutta impietosita
A quel chiedere aita.
Diana
Sempre Madre d’Amor fu la Pietà.
Di pianti, e preghiere
Saette più fiere
Cupido non ha.
Sempre Madre d’Amor fu la Pietà.
Ma più lunga dimora
Non si tragga da noi su questo lido.
D’un giorno sacro a Febo
Non venga l’ora a depredar Cupido.
Scena terza
Vulcano, e Ciclopi
Vulcano
Voi, con sì lento piede
Sterope e Bronte i passi miei seguite,
Che in vostro paragone io sembro alato:
Troppo s’è dimorato
Lungi da la fucina.
Chi nobil desio
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