Maria Stuarda

Tragedia lirica.

Libretto di Giuseppe Bardari.
Musica di Gaetano Donizetti.

Prima esecuzione: 30 dicembre 1835, Milano, Teatro alla Scala.
Video dell’opera

Personaggi:

ELISABETTA regina d’Inghilterra soprano
MARIA Stuarda, regina di Scozia, prigioniera in Inghilterra soprano
Roberto, conte di LEICESTER tenore
Giorgio TALBOT conte di Shrewbury basso
Lord Guglielmo CECIL gran tesoriere basso
ANNA Kennedy, nutrice di Maria mezzosoprano

Cori e comparse:
Cavalieri – Dame d’onore – Famigliari di Maria
Guardie reali – Paggi – Cortigiani – Cacciatori – Soldati di Forteringa

L’azione è nel palagio di Westminster e nel castello di Fotheringay.
Epoca 1587.

Libretto – Maria Stuarda

Parte prima

[Sinfonia]

Scena prima
Galleria nel palagio di Westminster.
Coro di Cavalieri e Dame.

[Introduzione]

CORO
I
Qui si attenda. Ella è vicina
dalle giostre a far ritorno.
De’ Brettoni la regina
è la gioia d’ogni cuor.
II
Quanto lieto fia tal giorno
se la stringe ad alto amor.
(una voce di dentro annunzia la regina)
II
Sì, per noi sarà più bella
d’Albion la pura stella,
quando unita la vedremo
della Francia allo splendor.

TUTTI
Festeggianti ammireremo
la possanza dell’amor.

Scena seconda
Elisabetta, Talbot, Cecil, Cortigiani, Paggi.

ELISABETTA
Sì, vuol di Francia il rege
col mio cor l’anglo trono.
Incerta ancor io sono
di accoglier l’alto invito, ma se il bene
de’ fidi miei Britanni
fa che d’imene all’ara io m’incammini,
reggerà questa destra
della Francia e dell’Anglia ambo i destini.

ELISABETTA
(Ahi! Quando all’ara scorgemi
un casto amor del cielo,
quando m’invita a prendere
d’imene il roseo velo,
un altro oggetto involami
la cara libertà!
E mentre vedo sorgere
fra noi fatal barriera,
a nuovo amor sorridere
quest’anima non sa.

TALBOT
In tal giorno di contento
di Stuarda il sol lamento
la Bretagna turberà?

CORO
I
Grazia, grazia alla Stuarda.
II
Grazia.
III
Grazia.

TUTTI
(meno Cecil)
Grazia.

ELISABETTA
(imponendo)
Olà.
Di un dolce istante giubilo
turbato io non credea.
Perché sforzarmi a piangere
sul capo della rea,
sul tristo suo destin?

CECIL
Ah! Dona alla scure quel capo che desta
fatali timori, discordia funesta,
finanche fra ceppi, col foco d’amor.

ELISABETTA
Tacete: non posso risolvere ancor.
Ah! Dal ciel discenda un raggio
che rischiari ‘l mio intelletto:
forse allora in questo petto
la clemenza parlerà.
Ma se l’empia mi ha rapita
una speme al cor gradita,
giorno atroce di vendetta
tardo a sorger non sarà.

CECIL
Ti rammenta, Elisabetta,
ch’è dannosa ogni pietà.

TALBOT E CORO
Il bel cor d’Elisabetta
segua i moti di pietà.

[Recitativo dopo l’introduzione]

ELISABETTA
Fra voi perché non veggio
Leicester? Egli sol resta lontano
dalla gioia comune?

CECIL
Eccolo.

Scena terza
Leicester, che bacia la mano ad Elisabetta, e detti.

ELISABETTA
Oh, conte!
Or io di te chiedea.

LEICESTER
Deh! Mi perdona
se a’ tuoi cenni indugiai! Che imponi?

ELISABETTA
(Elisabetta si toglie un anello, lo contempla, e lo consegna a Leicester)
Prendi:
reca l’anello mio

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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