Rappresentazione di anima e corpo

Musica di Emilio de’ Cavalieri
Testo di Agostino Manni

Prima rappresentazione: febbraio 1600, Oratorio di Santa Maria in Vallicella, Roma.

Personaggi

ANIMA soprano
CORPO tenore
PIACERE contralto
TEMPO tenore
MONDO tenore
INTELLETTO contralto
CONSIGLIO tenore
ANGELO CUSTODE soprano
VITA MONDANA soprano

Compagni del piacere (tenore, basso). Anime dannate, Angeli, Anime beate.

Libretto – Rappresentazione di anima e corpo

TUTTI INSIEME
O Signor santo, e vero,
Che del mondo hai l’impero:
O Signor santo, e forte,
Domator de la morte,
Domator de la vita;
Somma bontà infinita:
A te Signor, a te
Gloria e laude si de’
A te sommo Signor supremo, e degno
Sia gloria eterna, e sempiterno Regno.

 

PROEMIO

Avveduto, e Prudenzio giovanetti

AVVEDUTO
Voi che all’aspetto mi parete sensato, e prudente giovanetto, ditemi di grazia, che vi pare di questa nostra Vita mortale, che gli uomini pregiano tanto? In che concetto la tenete voi? Desidero il parer vostro: perciocché anch’io vorrei viver in modo, che giungendo al termine di essa, non mi trovassi, come a molti interviene, da falsa speranza ingnanato.

PRUDENTIO
lo non posso sodisfare a pieno al vostro desiderio, perché gli anni miei acerbi non comportano, ch’io in questo soggetto abbia veduto molto: pure per quanto ho potuto odorare di lontano, e per quello che ho imparato dagli uomini savi, che l’hanno con occhio accorto trapassata; mi pare, ch’ ella sia una mostra, ed apparenza di vanità; una bella veste, che ricopre le deformità del corpo infermo: e un erboso prato, che con le verdi gramigne nasconde il velenoso serpe. E voi, che direste che ella fosse?

AVVEDUTO
lo ancorché inesperto, direi, ch’ella fosse un campo angusto, ma pieno di dure pietre, un bosco folto, ma pieno d’acute spine, un monte ombroso, ma pieno d’altissime rupi, e in somma una gran selva, ma piena di selvatiche fiere.

PRUDENTIO
lo la chiamarei una valle oscura di pianto: un fonte sterile di pensieri: un fiume torbido di lagrime: e un mare procelloso di miserie.

AVVEDUTO
lo ancora, se bene mi sono accorto, trovo che questa nostra vita è come la bolla nell’acqua, che subito manca: come il vapore nell’aria, che presto si consuma: e come il fiore, che su la siepe in un tratto languisce.

PRUDENTIO
lo l’assomiglio ad una casa vecchia, che minaccia ruina: ad una torre alta fondata su l’arena: ad un’arbore pieno di rami, ma senza radici.

AVVEDUTO
A me pare una navicella senza governo: una vecchiezza senza bastone: un cavallo senza freno: e un cieco senza guida.

PRUDENTIO
lo la paragono ad un’ordine confuso: ad una quiete travagliata, ad una fatica inefficace, ad
una sanità inferma, et ad una ricchezza povera.

AVVEDUTO
Dite pure che ella è una bellezza deforme: un onore infame, un’ambizione sollecita, un’altezza precipitosa, e una nobilità oscura.

PRUDENTIO
Aggiungete ch’ella è un sacco forato: un vaso intronato: uno specchio macchiato: e un vetro rotto.

AVVEDUTO
Non lasciate di dire, ch’ella è un amo d’oro con l’esca: un tribolo acuto, che fora, un pomo acerbo, che disgusta, e un calice di vino, che inebria.

PRUDENTIO
Anzi un viaggio pieno d’insidie, una città piena di discordie, un regno diviso: un principato tirannico, e un peregrinaggio molesto.

AVVEDUTO
Soggiungete ch’ella è un castello in aria, una naue in mezzo al mare, una nebbia innanzi al Sole, e un vento, che passa, e non torna.

PRUDENTIO
Affermate di lei, e dite pure ch’ella è un gorgo cupo, dove molti si sommergono, un pelago stretto, dove molti pericolano un mare senza porto, dove a gran rischio si passa.

AVVEDUTO
Stimaltela pure ch’ella sia una caverna di serpenti, una spelonca di ladri: una grotta d’assassini, e un rifugio di malfattori.

PRUDENTIO
Non vedete voi ch’ella è una piazza piena di rumori, una strada torta piena d’errori, e un muro vecchio pieno di fessure.

AVVEDUTO
Nominatela pure un giogo non soave, un peso non leggero, et una catena forte.

PRUDENTIO
O come è vero, ch’ella è una pece, ch’imbratta, un fango, che tiene, et una polvere, che accieca.

AVVEDUTO
Assicuratevi ch’ ella è un deserto arenoso, una solitudine orrida, un paese inabitabile.

PRUDENTIO
Non considerate voi, ch’ ella si muta come la luna? che trapassa come un corriero? che va in giro come una Ruota?

AVVEDUTO
E pur troppo chiaro, ch’ella è una città di sangue, una concupiscenza di carne, un compiacimento d’occhi, et una superbia di cuore.

PRUDENTIO
Chiamatela sicuramente un amor di pazzi, un desiderio di viziosi, un piacer d’appassionati.

AVVEDUTO
Nominatela una mensa povera, una cisterna fessurata, un letto duro, et un’arca vacua.

PRUDENTIO
Assimigliatela ad una sirena che canta, ad una meretrice che lusinga, ad un mago ch’incanta.

AVVEDUTO
Tenetela in concetto di un dolor, che ride, di un riso, che piange, d’un contento, che si lamenta.

PRUDENTIO
Et io per dire il suo nome, dico ch’ella è una vita bugiarda: una vita morta, una morte, che spira: et un Inferno dei viventi.

AVVEDUTO
Et io vi concludo che questa miserabil vita altro non è che una pompa funebre di corpi visi: un velocissimo corso alla morte: et un nobile apparato, che si fa a vermi.

PRUDENTIO
Et in effetto a questa mondana vita le si possano dare tutti li titoli, e nomi più indegni, che tutti se li convengono benissimo.

AVVEDUTO
Or ditemi, s’ella è cosi, onde nasce, che molti la tengono in tanta stima, et la gustano in modo tale, che non vorriano mai morire?

PRUDENTIO
Questo nasce, perché i peccati gli hanno offuscata la vista, e messo un velo innanzi agli occhi, talché non possono comprendere la verità delle cose, e perciò pigliando il falso per vero, e ‘I male per bene vaneggiano in mezo agli errori: et in tanto li s’avventa la morte, e li porta colà dove si trovano non haver nelle mani altro che vento, anzi tormento, e pena.

AVVEDUTO
Certo, che sono infelicissimi gli uomini, che così viuono, poiché sicuri dormono in un errore di tanto pericolo, o quanto farebbono bene, se una volta si svegliassero da così mortifero letargo!

PRUDENTIO
O quanta, o quanta salute sarebbe alle genti, se si ponessero a considerare oltre la scorza, le miserie, et imperfezioni di questa ingannevole vita! Perciocché per troppo affezionarsi alle sue false bellezze, si cade, (tremenda cosa) e non si vede, nei dolori dell’Inferno, e nelle crude braccia della Morte.

AVVEDUTO
O qual felicità sarìa di tutti, se da i sensi s’alzassero dove è l’intelletto! e qui vedessero che non ricchezze, non piacere, non onore contenta il core in questa vita, ma solo il bene, ch’appresso à Dio si trova, e scoprissero, ch’il tempo fugge a un batter d’occhi, e co’l vero consiglio apprendessero, che questa poca luce di vita in un momento tramonta, ch’il corpo coi sensi suoi sollecita ad ogn’hora l’anima all’amor del fango. Che il Paradiso ne luce sopra il capo. Che l’Inferno ne arde sotto i piedi. Che il Mondo vaneggiando ne inganna, e la Vita lusingando n’occide. Et che in effetto qualunque contra gl’insulti dell’inimiche tentationi virilmente in terra combatte, eterne, e gloriose corone acquista nel Cielo.

PRUDENTIO
È verissimo. E perché la scienza, e cognizione di quanto è stato da voi detto, è importantissima, dipendendo da quella la somma di tutte le cose; da qui è, che alcuni s’hanno preso per carico di mettercela innanzi agli occhi. Et ecco che or ora in questo luogo ci verrà rappresentato un vivo, e stupendo esempio, che mostrarà esser vero, quanto abbiamo concluso. E si vedranno venire innanzi le cose istesse, le quali sotto figura di persone umane apparendo, mentre con le nuove e strane imagini diletteranno, nell’istesso tempo serviranno per una Idea, dove ciascuno mirando potrà formarsene un ritratto nel core, nel quale riconosca chiaramente, che questa Vita, questo Mondo, queste terrene grandezze sono veramente polvere, fumo, et ombra. E finalmente poiché non ci è altro di fermo, né di grande, che la virtù, la grazia di Dio, e ‘I Regno eterno del Cielo. Ma ecco ch’un vecchio per dar principio alla cosa, se ne vien fuori. Cediamo il luoco, et appartiamoci.

AVVEDUTO
Così facciamo.

 

ATTO PRIMO

Scena prima

TEMPO
Il tempo, il tempo fugge,
La vita si distrugge;
E già mi par sentire
L’ultima tromba, e dire:
Uscite da la fossa
Ceneri sparse, et ossa;
Sorgete anime ancora,
Prendete i corpi or ora;
Venite a dir il vero,
Se fu miglior pensiero
Servire al Mondo vano,
O al Re del ciel soprano?
Sì che ciascun intenda,
Apra gli occhi, e comprenda,
Che questa vita è un vento,
Che vola in un momento:
Oggi vien fuore,
Doman si muore:
Oggi n’appare,
Doman dispare:
Faccia dunque ognun prova,
Mentre il tempo li giova,
Lasciar quant’è nel Mondo,
Quantunque in sé giocondo:
Et opri con la mano, opri col core,
Perché del ben oprar frutto è I’onore.

Scena seconda

CORO
Questa Vita mortale,
Per fuggir presto, ha l’ale:
E con tal fretta passa,
Ch’a dietro i venti, e le saette lassa.
Veloce il giorno e ratto
Corre a la notte: a un tratto
Dispar la state, e ‘l verno,
Tale che da un punto sol vassi a l’eterno.
Il tempo, che non dura,
Ci logra, e ci misura.
Ahi come in un momento
Dà il Ciel la vita, e se la porta il vento!
Ma la vita, ch’è breve,
Il saggio odiar non deve,
Per ciò che il tempo corto
Fa giunger tosto al desiato porto.

Scena terza

INTELLETTO
Ogni cor ama il bene,
Nessun vuol star in pene:
Quindi mille desiri,
Quindi mille sospiri,
E riso insieme, e lutto
Si sentono per tutto:
Et io che ‘l ben tant’amo,
Dal cor profondo i’ chiamo,
Ahi chi potrà saziare
Queste mie voglie avare?
La ricchezza? no, no,
Che me saziar non può:
L’onor? ma che mi dà,
Se più bramar mi fa?
Piacer? ma che mi giova.
Se mi dà sete nova?
Una cosa io vorrei,
Che sola può saziar gli affetti miei:
Vorrei nel cor impresso
Quel ben, ch’ogn’altro ben chiude in se stesso:
Vorrei, se tanto desiar mi lice,
Esser in Ciel con Dio sempre felice.

Scena quarta

CORPO
Anima mia che pensi,
Perchè dogliosa stai,
Sempre trahendo guai?

ANIMA
Vorrei riposo, e pace:
Vorrei diletto, e gioia,
E trovo affanno, e noia.

CORPO
Ecco i miei sensi prendi,
Qui ti riposa, e godi
In mille varii modi.

ANIMA
Non vo’ più ber quest’acque,
Che la mia sete ardente
s’infiamma maggiormente.

CORPO
Prendi gli onor del Mondo,
Qui gioir quanto vuoi
Qui saziar ti puoi.

ANIMA
No, no, ch’io so per prova,
Con quanto assenzio, e fiele
Copre il suo falso miele.

CORPO
Alma d’ogn’altra cosa
Tu sei più bella, e vaga:
In te dunque ti appaga.

ANIMA
Già non mi feci io stessa:
E come in me potrei
Quetar gli affetti miei?

CORPO
Lasso, che di noi fia!
Se ritrosa sei tanto,
Staremo sempre in pianto?

ANIMA
Questo no, se m’ascolti,
E se meco rimiri
A più alti desiri.
Terra, perchè mi tiri
Pur alla terra? hor segui il voler mio,
Et amendue riposaremci in Dio.

CORPO
Ahi! chi mi dà consiglio?
A qual di due m’appiglio?
L’Anima mi conforta,
Il senso mi trasporta,
La carne mia mi tenta
L’eterno mi spaventa:
Misero che far deggio?
Attaccarommi al peggio?
No, no, che non è giusto
Per un fallace gusto,
Per breve piacer mio,
Perder il Ciel, la Vita eterna, e Dio.
Sì c’ormai Alma mia,
Con teco in compagnia
Cercherò con amore
Il Ciel, la vita eterna, e ‘l mio Signore.

Scena quinta

CORO
Il Ciel clemente ogn’or grazia, e favore
Quaggiù versa e comparte;
Apre la man divina il gran Signore,
E le sue grazie in parte.
Alme, ch’in terra ricevete il dono,
Benedite il Signor, perch’egli è buono.
Benigno ha il volto, il fronte ogn’hor sereno,
Risguarda, ode, e risponde:
Ha pietosa la man, paterno il seno,
E i falli altrui nasconde,
Castiga lento, e presto dà perdono:
Benedite il Signor, perch’egli è buono.
Fate festa al Signore organi, e corde,
Timpano, cetre, e trombe,
Il Salmo, e I’Inno in armonica concorde,
Insiem col suon rimbombe:
Canti ogni lingua, e dica insiem col suono:
Benedite il Signor, perch’egli è buono.

 

ATTO SECONDO

Scena prima

CORO
Benedite il Signor, perch’egli è buono.

Scena seconda

CONSIGLIO
La nostra vita in terra
Altro non è, che guerra:
Ch’aspri nemici intorno
Ci stan la notte, e ‘I giorno:
E con arte, e inganno
Spesso cader ci fanno:
Il Mondo si fa bello
Col vetro, e con l’orpello:
La carne con mal’opre
I vermi suoi ricopre:
E questa vita ancora
Il suo cener indora,
Si che il soldato eletto
Armisi il fronte, e ‘l petto,
Di fè prenda la maglia,
E venga a la battaglia
Che ogn’uom, ch’a Dio s’è dato,
Bisogna esser tentato:
Ma felice chi strinse
Il suo nemico e vinse,
Che in premio se li dona
Nel Ciel scettro, e corona.

Scena terza

CORO
O quanti errori, e tenebre
L’umane menti ingombrano!
O in quanti abissi giacciono
I còr, ch’ogn’or vaneggiano!
Perchè tra fango, e polvere
Il corde I’uom tant’avido
Va ricercando il giubilo,
Che solo in Ciel rinchiudesi?
Mirate, o menti cupide,
Del Ciel le fonti limpide,
E del Mondo impurissimo
Lasciate l’acque torbide.
Qual incanto, qual fascino
Il cor vi preme, ed occupa
Prender per cibo il tossico,
E darla morte a l’anima?

Scena quarta

PIACERE CON DUE COMPAGNI
Chi gioia vuoI, chi brama
Gustar spassi e piacere
Mentre il tempo lo chiama,
Venga, venga a godere,
Getti gli affanni suoi,
Corra a gioir con noi.
Gli augelli pargoletti
Cantan su gli arbuscelli:
I pesci semplicetti
Guizzano pei ruscelli,
E invitano al piacere
Con numerose schiere.
Ridono i prati erbosi,
C’han coloriti i manti;
Le selve, e i boschi ombrosi
Son lieti, e festeggianti:
Ogni piaggia fiorita
A I’allegrezza invita.

CORPO
A questi suoni e canti,
Alma, muover mi sento,
Come la foglia al vento.

ANIMA
Come ti cangi presto?
Sta’ forte e non temere,
Quest’è falso piacere.

PIACERE E COMPAGNI
O canti, o risi, o graziosi amori,
Fresch’acque, prati molli, aure serene,
Grate armonie, che rallegrate i cori,
Conviti, pasti, e saporite cene,
Vesti leggiadre, e dilettosi odori,
Trionfi, e feste d’allegrezza piene,
Diletto, gusto, giubilo, e piacere,
Beata I’alma, che vi può godere.

ANIMA
Non vi cred’io no, no,
Li vostri inganni io so:
Tutte le vostre cose
Che paion dilettose,
Al fin son tutte amare,
Beata I’alma, che ne sa mancare.

PIACERE E COMPAGNI
Cacciate via i pensieri
Torbidi tristi, e neri,
Aprite, aprite il petto
Al piacer, e al diletto,
Aprite, aprite il core
A la gioia, e a l’amore,
Dolce diletto,
Ch’allegra il petto,
Soave ardore,
Gioia del core.

ANIMA
Via, via false Sirene,
Di frodi, e inganni piene,
Il fin del vostro canto,
Occupa sempre il pianto:
Ogni diletto è breve.
Ma quel, ch’affliggerà, finir non deve.

PIACERE E COMPAGNI
Or poi che non vi aggrada
La lieta compagnia,
Ce n’andarem per strada,
Dov’altri ci desìa:
Che per aver contento,
Verranno a cento, a cento.

Scena quinta
(Corpo e Anima e Risposta dal Cielo)

CORPO
Non so s’è stato bene
Lasciar tanto piacer, che’l Mondo tiene.

ANIMA
Vò dimandarne al Cielo,
Ch’il ver mai nonasconde,
Vediam quel che risponde
Ama il mondan piacer l’huom saggio, o fugge?
(Risposta: fugge)
Che cosa è l’huom, ch’i cerca e ce’ca invano?
(Risposta: vano)
Chi dà la morte al cor, con dispiacere?
(Risposta: piacere)
Come la vita ottien chi vita brama?
(Risposta ama)
Ama del Mondo le bellezze, o Dio?
(Risposta Dio)
Dunque morrà, chi ‘l piacer brama è vero?
(Risposta vero)
Or, quel, ch’il Ciel t’ha detto.
Ecco io raccolgo intiero
Fuggi vano piacer, ama Dio vero

Scena sesta

ANGELO CUSTODE
Fortissimi guerrieri,
Che gl’inimici alteri
Avete discacciato,
M’ha qu’iI Signor mandato,
Ch’in ogn’impresa forte
Il cor vi riconforte
Altra pugna vi resta
Faticosa, e molesta,
Ma non temete punto,
Che san per voi qui giunto
E in ogni caso strano
Vi porgerò la mano

CORO
Altri doman le fiere,
Altri trionfan de le genti allere,
Ma sopra ogni guerriero
Fort’è, chi vince il senso lusinghiero.

Scena settima

MONDO
lo son, io son il Mondo,
Che di grandezze abbondo
E’l braccio mio stupendo
In ogni parte stendo
Miei san tutti i tesori,
Tutti gli argenti, e gli ori,
Le superbe ricchezze,
Le famose bellezze,
I principati degni,
I poderosi Regni:
Chi mi vorrà servire,
E dov’io vo’ venire,
Con molto suo diletto,
Gran cose Ii prometto

CORPO
Alma, gran cose intendo,
Se ‘I Mondo dice il vero,
Vorrei mutar pensiero

ANIMA
Et anch’io sto pensando,
S’insieme potess’io
Servire al Mondo, e a Dio

ANGELO CUSTODE
Non si può aver due cori,
E servire due Signori,
Ch’uno in un modo regge,
L’altro ha contraria legge
Servite solamente
A Dio Signor possente.

MONDO
Quanto intorno ha la Terra,
Quanto il mar cinge, e serra,
E dove il Ciel si stende,
Tutto da me dipende,
Tutto nel seno accoglio,
E io dono a chi voglio

VITA MONDANA
lo son la cara vita
Tanto da voi gradita,
Bella, vaga, e vezzosa,
Allegra, e baldanzosa,
Che con prontezza dono,
Quant’ho di bello, e buono:
Se voi servir volete
Al Mondo, che vedete,
Vi darò con amore
De la mia vita il fiore:
Vi darò lunghi i giorni,
E d’allegrezza adorni:
State aspettando forsi,
Quando sian gli anni scorsi?
Quando la chioma imbianca,
Quando la vita manca?

ANGELO CUSTODE
Non è, chi bene attende,
Tutt’or quel che risplende:
Servite pur adesso
A Dio, che v’è concesso:
Che doman poi, chi sa
Quel che di voi sarà?
Alma al nemico ardente,
Rispondi arditamente.

ANIMA
lo che porto con me
L’imagine del Re,
Io fatta con onore
Simile al mio Fattore,
C’ho da far io col Mondo,
Che passa, e cade al fondo?

MONDO
Miratemi a l’aspetto,
Io do quel che prometto:
Prendete il ben presente,
Vivete allegramente.

ANIMA
Io che son spirto, e mente,
Che dura eternamente,
C’ho da far con la vita
Che tosto fa partita?

MONDO
Te n’avedrai ben tu,
Se ne contrasti più.
Angelo custode
Questo malvagio ingrato
È fango inorpellato:
Questa falsa, e lasciva,
È Morte, che par viva.
Or venga, e vegga il Mondo
Quel ch’è la Vita e ‘l Mondo,
Spoglia quest’empio e vede
Quel che il tuo cor non crede.

CORPO
Metti giù questa spoglia,
C’ho di vederti voglia.

MONDO
Ahi l’angelica forza
Per qual cagion mi sforza?

CORPO
O come il mondo tutto
È poverello e brutto!
Ben ti conosco a i panni,
Non più, non più m’inganni.

CORO
O miseri amatori,
Ch’al Mondo date i cori,
Mirate quanto è vile
Quel ch’a voi par gentile:
E quanto è trista sorte
Abbracciar quel, che vi conduce a morte.

ANGELO CUSTODE
Dispoglia ancor costei.

VITA MONDANA
Oimé, che non vorrei.

CORPO
Ahi miserabil sorte!
Dunque la vita è morte?
Dunque l’humana vita
È morte rivestita?

ANGELO CUSTODE
Poi c’havere scoperto
L’inganno ricoperto,
Con disdegnosa mano
Cacciateli lontano.

ANIMA E CORPO INSIEME
Via via, mondo fallace,
Via via, vita fugace,
Ite a trovargli sciocchi,
C’hanno abbagliati gli occhi:
O quanta nebbia e ombra
Gli occhi mortali ingombra!

Scena ottava

ANGELO CUSTODE
Al forte vincitore
È debito l’onore
L’onor, ch’è apparecchiato
Nel Ciel che fa beato:
Sì ch’ormai da la terra,
C’havete vinta in guerra,
Volgete il cor e ‘I viso,
E i passi al Paradiso.
Angeli nel Cielo, che s’apre
Venite al Ciel, diletti,
Venite benedetti,
Che queste sedi belle
Furon fatte per voi sopra le stelle:
Lasciate pur la terra,
Dov’è perpetua guerra;
Salite al Ciel con volo glorioso,
Dov’è pace, e riposo,
Dove senz’alcun velo
Si vede il Re del Cielo.

Scena nona

CORO
(Uno del Coro)

Dopo brevi sudori
Poter dal caldo, e ‘I gelo
Salir beato al Cielo
Ai sempiterni honori
Dal Mondo pien di mali,
(A 4)
È sorte aventurosa de’ mortali.
(Il Coro a 2)
Poter dopo le prove
L’uomo frale, e mendico,
Ma di virtute amico,
Salir in alto, dove
Son ricchezze immortali,
È sorte aventurosa de’ mortali.
(Coro a 4)
Dagli abissi terreni,
Dove regna la Morte,
Poter salir per sorte
Ai sommi eterni regni
Che non hanno altri eguali,
E sorte aventurosa de’ mortali.
Amar il bene eterno,
Salir al Ciel superno,
Fuggir del Mondo i mali,
(Echo risponde a 4)
È sorte aventurosa de’ mortali.

 

ATTO TERZO

Scena prima

INTELLETTO
Salite pur al Cielo,
Che nel Ciel Dio si vede,
Del cor ricca mercede.

CONSIGLIO
Fuggite pur l’Inferno,
Dov’alberga ogni male,
Dov’è il verme immortale.

INTELLETTO
Salite pur al Cielo,
Dove s’odon i canti
Degli Angeli, e dei Santi.

CONSIGLIO
Fuggite pur l’Inferno,
Dove s’odon le voci
Degli Angeli feroci.

CORO
Fugge il nocchier l’infesta
Del mar fiera tempesta,
Ma più s’han da fuggire
Del Ciel gli sdegni, e l’ire.

INTELLETTO
Nel Ciel sempre è Allegrezza,
Nel Ciel sempre è la Luce,
Ch’eternamente luce.

CONSIGLIO
Ne l’Inferno è spavento,
Ne l’Inferno è dolore,
Le tenebre, e l’orrore.

INTELLETTO
Nel Ciel son le ricchezze,
Nel Ciel sono i tesori,
E i sempiterni honori

CONSIGLIO
Ne l’Inferno ogni tempo
Miseria, e infamia sta,
Vergogna, e povertà.

INTELLETTO
Nel Ciel sono i palazzi
Fatti di pietre d’oro,
Di mirabil lavoro.

CORO
Cerca altri a tutte l’hore
Le gemme di valore:
Ma più s’han da cercare
Del Ciel le gemme rare.

CONSIGLIO
Ne l’Inferno vi stanno
Le spelonche, e le grotte,
Dov’alberga la notte.

INTELLETTO
Nel Ciel è Primavera,
Che ‘l Paradiso infiora,
E in sempiterno odora.

CONSIGLIO
Nel profondo è l’lnfemo,
L’immondizia, e ‘I fetore
D’abominoso odore.

Scena seconda
(Consiglio, Anime dannate ed apresi una Bocca d’Inferno; Intelletto, Anima e Corpo)

CONSIGLIO
Voi che siete la giù,
Che vi tormenta più?
Che cosa è nell’Inferno?

ANIME DANNATE
(Una sola)

Il fuoco, il fuoco eterno,
Crudel, crudel peccato,
Per cui ci ha condennato,
Il giudice supemo
(Quattro Anime dannate)
AI foco, al foco eterno.

Scena terza
(Intelletto, Anime Beate nel Cielo, che s’apre, e chiude l’Inferno)

INTELLETTO
Alme ch’ in Ciel godete,
Qual premio in Ciel avete
Più nobile, e più degno?
Anime Beate
(Una sola)
Eterno, eterno Regno:
O Regno, o Regno eterno:
O ben sommo, e supemo,
Che mai non giunge al segno:
(Quattro anime beate)
Eterno, eterno Regno.
Anima, Intelletto, Corpo, Consiglio
(Cielo aperto)
O gran stuporel
O grave errore!
Ch’uomo mortale
D’un tanto male,
Ch’eterno dura,
Sì poco curaI
O gran stupore!
O grave errore!
C’uomo mortale
Regno immortale,
Ch’eterno dura,
Stolto non cura!

Scena quarta
(Consiglio, Anime dannate; et si riapre l’Inferno, Intelletto, Anima, Corpo, e Cielo aperto)

CONSIGLIO
Anime sfortunate
L’altiere voci alzate,
Che vi è toccato in sorte?

ANIME DANNATE
(Una sola)

Eterna, eterna Morte,
Ahi! ci è toccata in sorte:
Morte, che mai non more
Sepolta nel dolore,
Aspra penosa, e forte,
(Quattro Anime dannate)
Eterna, eterna Morte.

Scena quinta
(Intelletto, Anime Beate nel Cielo aperto; Coro, Consiglio, Anima e Corpo; si rinchiude l’Inferno)

INTELLETTO
Alme beate, e belle,
La sù sopra le stelle
Qual cosa è più gradita?

ANIME BEATE
(Una sola)

Eterna, eterna vita:
Vita che vive e regna,
Dolce, celeste, e degna,
Sempre, sempre gradita,
(Quattro Anime Beate)
Eterna, eterna vita.

CORO
O gran stupore!
O grave errore!
Ch’uomo mortale
D’un tanto male,
Ch’eterno dura,
Sì poco cura!
O gran stupore!
O grave errore!
Ch’uomo mortale
Regno immortale,
Ch’eterno dura,
Stolto non cura!

Scena sesta
(Consiglio, Anime dannate, e s’apre l’Inferno. Intelletto, Anima e Corpo, e ‘l Cielo aperto)

CONSIGLIO
Alme, la pena e ‘I danno,
Che vi dà tanto affanno,
Finir si deve mai?

ANIME DANNATE
(Una sola)

Non mai, non mai, non mai.
O sempitemi guai,
Che non finiscon mai!
(Quattro Anime)
Non mai, non mai, non mai.

Scena settima
(Intelletto, Anime Beate; si rinchiude l’Inferno. Consiglio, Anime e Corpo)

INTELLETTO
Alme la vostra Gloria,
Ne l’eterna memoria
È per durar mai sempre?

ANIME BEATE
(Una sola)

Sì, sempre, sempre, sempre.
Sempre, sempre sarà,
E mai non finirà:
E con perpetue tempre,
Durerà sempre, sempre.
(Cinque Anime Beate)
Sempre, sempre,

ANIMA, INTELLETTO, CORPO, CONSIGLIO
Ognun faccia sempre bene,
Che la morte in fretta viene:
Ami Dio ch’è suo Signore,
Fugga il Mondo ingannatore;
E perchè ha errato,
Del suo peccato
Con pura fede
Chiegga mercede:
Faccia opre bone, e la sua vita emende,
Che da un momento sol, l’Eterno pende.

ANIMA E CORPO INSIEME
Come Cervo assetato,
Corre al fonte bramato,
Così da noi si brama, e si desia
Salir al Ciel con voi per erta via.
Ma prima insiem cantiamo,
E ‘I gran Signor lodiamo.

Scena ottava
(Angeli, Anime Beate, Anima e Corpo, Intelletto, Consiglio insieme)

Gloria sia a Dio supemo,
Che vive in sempiterno:
A l’alto, e gran Signore
Sia sempitemo honore.
Anime Beate e Angeli
Chiamiamo tutto il Mondo,
E con canto giocondo
Cantiam, cantiam gioiosi
Di Dio le laudi, e i fatti gloriosi.

Scena nona
(Anime Beate, Angeli; Anima, Corpo, Intelletto, Consiglio, Coro e tutta la moltitudine insieme)

TUTTI INSIEME
O Signor santo, e vero,
Che del mondo hai l’impero:
O Signor santo, e forte,
Domator de la morte,
Domator de la vita;
Somma bontà infinita:
A te Signor, a te
Gloria e laude si de’;
A te sommo Signor supremo, e degno
Sia gloria eterna, e sempiterna Regno.

INTELLETTO
Voi ch’ascoltando state,
Perché non giubilate?
Non più, non più pensosi:
Tutti lieti, e gioiosi
Con festa giubiliamo,
Con giubilo cantiamo,
Fugga lontano il lutto:
Festa, festa per tutto.

ANIMA
Ogni lingua, ogni core
Dia laude al mio Signore,
Che l’alme poverelle
Da terra alza le stelle.
Vi prego alme dilette,
Al ben oprar elette,
Come da serpe irato
Fuggite dal peccato:
E liete a i vostri alberghi ritornate,
E con voi riportate
Questo ricordo mio:
Ch’eterno regno avrà chi serve a Dio.

CORO
Tenga ognun, tenga nel core,
Ch’al fuggir son preste l’ore:
Et è forza, ch’ognun lassi
Tutto il ben, ch’ in terra stassi.
Ne c’inganni il mondo rio,
Ch’ogni ben nasce da Dio:
Et a l’opre sante, e buone
Rispondono nel Ciel scettri, e corone.

Festa

TUTTI INSIEME

Prima Stanza del Ballo
Chiostri altissimi, e stellati,
Dove albergano i Beati,
Luna, Sol, Stelle lucenti
Fate in Ciel dolci concenti;
Tutto il mondo pieno sia
D’allegrezza, e d’armonia.

Stanza Il
D’arpe, lire, organi, e trombe,
L’aria, e terra, e mar rimbombe,
L’aure vaghe, il suon giocondo
Portin via per tutto il Mondo,
E toccando il suono il core,
Senta giubili d’amore.

Stanza III
Congiungete Angeli buoni,
Congiungete i canti, e i suoni:
E qua giù la Terra ancora,
Mentre lieta il seno infiora,
Con il canto, e con il riso
Corrisponda al Paradiso.